A cura di Omero Nessi
Nel silenzio della stanza esplode assordante la domanda appena sussurrata.
“Siamo alla vigilia della terza grande guerra?”
Il silenzio fragoroso si ripresenta per alcuni, interminabili, secondi.
“Non credo sia possibile” è la risposta che viene dalla ragione. Si, dalla ragione; perché è irragionevole pensare che esista un individuo talmente idiota da voler, deliberatamente, scatenare un conflitto su scala planetaria. La ragione ci sbatte in faccia la conseguenza inevitabile di questo scenario. Lo scontro fatalmente sfocerebbe nella temuta guerra nucleare. La ragione non può contemplare questa eventualità.
La realtà, forse, è ciò di più distante dalla razionalità che io conosca.
Almeno 4 volte siamo stati realmente sul punto di vedere la guerra nucleare, dal 1945 a oggi.
Nel 1962 la crisi dei missili di Cuba, nello stesso periodo un aereo statunitense in volo sul Polo nord violò per errore lo spazio aereo dell’URSS, nel 1983 un errore del sistema di rilevamento sovietico interpretò in maniera erronea delle manifestazioni climatiche, scambiandole per missili lanciati verso l’URSS, nel 2014 un missile partì per errore dalla base missilistica di Naha in Giappone.
Questo è quanto ci è dato sapere.
Decisioni prese in pochi concitati e insicuri momenti sono stati il motivo per cui non stiamo parlando di una passata guerra nucleare; invece, stiamo ancora parlando di una possibile imminenza di guerra nucleare.
Oggi ne stiamo parlando, non per un errore tecnico, o di valutazione. Ne stiamo parlando perché un capo di Stato ha deciso di violare i trattati internazionali e di perpetrare il crimine di aggressione come definita dalla Risoluzione 3314 (XXIX) del 1974 dell’ONU.
“Uso della forza armata da parte di uno Stato contro la sovranità, l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di un altro Stato o in ogni altra maniera contraria alla Carta delle Nazioni Unite”
È inutile specificare che non ci si nasconde dietro a un dito, di conflitti nel mondo ci sono stati dal 1945 a oggi, e tutt’ora in varie parti del globo si combatte, più o meno convenzionalmente, tra fazioni militari più o meno regolari. Per regolari si intende gli eserciti di Stati internazionalmente riconosciuti e per irregolari eserciti di compagini che si auto dichiarano comunità, ma che la comunità internazionale non ha ancora, o non ha intenzione, di riconoscere come entità nazionale. Non c’è alcuna sfumatura di un giudizio di valore nel distinguere se non quello del riconoscimento della comunità internazionale, appunto.
La specificità dell’invasione da parte della Russia dell’Ucraina è che infrange un tabù consolidato negli ultimi 77 anni. L’Ucraina è geograficamente parte dell’Europa. Dal 2014 si sono avviati i colloqui e negoziati per la sostanziale annessione graduale dell’Ucraina all’U.E. Dal 2017 è stato ratificato un accordo di associazione tra U.E. e Ucraina che ha portato ad accordi bilaterali di libero scambio e di libera circolazione nell’area Schengen. Il processo di negoziazione avrebbe portato fisiologicamente all’entrata definitiva in U.E.
L’invasione della Russia ha sostanzialmente colpito direttamente l’integrità dell’U.E.
Nonostante sia chiara la violazione delle norme penali internazionali c’è da sottolineare che la Russia è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U. Ha diritto di veto. Le decisioni del C.d.S. richiedono il voto positivo di nove membri permanenti, ma basta il voto contrario di uno di essi per renderla nulle.
Soprattutto va rilevato che l’Ucraina non ha ancora aderito alla Corte penale internazionale, e per tale motivo non può ricorrervi.
Mentre si continua a combattere e, bisogna dirlo, morire, parallelamente si svolgono negoziati per cessare l’invasione. Al momento non si vede un barlume di accordo.
La nomenklatura russa, ferma sui propri obiettivi, risponde con minacce esplicite senza la minima paura; quasi in attesa che saltino i nervi ai propri avversari.
Dall’altra parte la comunità internazionale non cede ai ricatti e progressivamente, appoggiata dall’opinione pubblica, e contemporaneamente alla negoziazione si impegna a produrre nuove sanzioni economiche per scoraggiare il perpetrarsi di questa assurda guerra, assurda tale e quale a qualsiasi altra guerra.
“La guerra mi pare qualcosa di meschino e spregevole: preferirei essere fatto a pezzi che partecipare a una faccenda così abominevole.”
Albert Einstein