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Appunti di Cooperazione Internazionale

LE ENERGIE RINNOVABILI IN AFRICA: IL FUTURO PUÒ ESSERE “VERDE”?

a cura di Michele Tallarini

L’articolo originale in lingua inglese è stato pubblicato per l’International Team for the Study of Security (ITSS) Verona, ed è consultabile al seguente link https://www.itssverona.it/renewable-energy-in-africa-can-the-future-be-green

ITSS Verona è un’associazione culturale che si dedica allo studio della sicurezza internazionale in tutte le sue sfaccettature. È possibile consultare tutti i contenuti pubblicati al sito https://www.itssverona.it/

Sviluppo e fonti energetiche in Africa

L’Africa è uno dei continenti a maggiore crescita demografica nel mondo: secondo gli ultimi report la sua popolazione raddoppierà entro il 2050 e il suo incremento demografico rappresenterà nei prossimi anni più del 50% rispetto al totale globale. Conseguentemente a ciò, a metà secolo 2,5 miliardi di persone abiteranno il continente, e 1 persona su 4, nel mondo, sarà africana. Inoltre, l’età media del continente, che oggi è di 19 anni, ne fa un’area geografica estremamente giovane e dinamica. Questo indicatore è destinato ad attestarsi a 26 anni entro il 2050, quando i giovani africani saranno dieci volte di più rispetto a quelli europei.

Non è difficile immaginare come tale dinamismo farà dell’Africa uno degli attori principali dello sviluppo globale, nonché uno dei mercati più attivi a livello mondiale. In un contesto che già oggi rappresenta una delle are di maggiore interesse per le potenze internazionali, il continente africano è destinato a divenire sempre più un partner alla pari dei paesi occidentali.

Fatte le ovvie differenze di sviluppo e benessere che intercorrono tra i differenti Stati e le diverse regioni africane, è importante notare come i tassi di crescita attuali non siano accompagnati da un rafforzamento dei servizi e delle infrastrutture pubbliche e private legate alla produzione e alla distribuzione energetica, che rappresentano uno dei fattori principali di sviluppo economico e sociale. Circa 600 milioni di africani, infatti, non hanno accesso all’elettricità, mentre circa 900 milioni non hanno a disposizione sistemi di clean cooking (IEA Africa Energy Outlook 2019). Il prossimo incremento demografico inasprirà la situazione, costringendo milioni di persone a chiedere accesso a energia ed infrastrutture. Il modo in cui i governi africani risponderanno a questi bisogni rappresenterà una questione cruciale per il futuro del continente.

In particolare, l’approvvigionamento energetico è, e sarà sempre di più, un punto cardine per lo sviluppo africano. I governi dovranno infatti essere capaci di garantire accesso all’energia elettrica alla totalità della popolazione, supportando la crescita a livello locale, nazionale e continentale. In tale contesto, le fonti di energia rinnovabili possono giocare un ruolo cruciale per l’autosufficienza energetica africana e per un suo sviluppo sostenibile. Ma in che modo le energie verdi possono essere introdotte nella catena produttiva africana? E qual è lo stato dell’arte attuale?

Il ruolo della “green energy” in Africa

Attualmente, il consumo energetico in Africa è caratterizzato da un altissimo grado di disparità e diseguaglianza. Il Sud Africa, insieme con i paesi del Nord Africa, copre più del 70% dell’intero consumo del continente, mentre un cittadino urbano sub-sahariano utilizza solo 200kWh di energia all’anno (un nord-africano 1442 kWh/anno, un sudafricano 4148 kWh/anno). Questa frammentazione ci fornisce un’istantanea dell’ineguale sviluppo del continente, in particolare in un settore strategico come l’industria energetica. Esso rappresenta inoltre una grave minaccia allo sviluppo uniforme del continente e per “the pan-African drive for unity, self-determination, freedom, progress and collective prosperity pursued under Pan-Africanism and African Renaissance” (African Union, Agenda 2063).

Ad oggi, le energie rinnovabili sono solo il 2% della produzione totale, confermando l’arretratezza nel settore (il 45% dell’energia totale consumata deriva dalla combustione di biomassa, sistema tipicamente utilizzato da persone che non hanno accesso a sistemi di clean cooking). Tra le rinnovabili prodotte, l’idroelettrica è la più usata (74% del totale): le grandi dighe rappresentano, infatti, infrastrutture strategiche in numerose regioni, e la loro costruzione è fortemente pubblicizzata e sostenuta a livello internazionale. Nonostante ciò, i combustibili fossili rappresentano ancora la maggioranza, costringendo molti Stati africani a importare dall’estero energia, a dispetto delle loro grandi risorse.

Come prima specificato, tale situazione contribuisce al lento e ineguale sviluppo africano, nonostante il grosso potenziale nel campo dell’energia solare ed eolica. Al momento, Sud Africa, Marocco ed Egitto sono i maggiori produttori di energia solare, mentre il Kenya e il Senegal sono leader nel campo dell’eolico. Nonostante ciò, la “green energy” resta comunque sotto-sfruttata a dispetto delle possibilità del continente: per fare un esempio, l’irraggiamento solare nel Nord Africa è 3 volte più alta rispetto alla media europea, e il deserto del Sahara da solo potrebbe ospitare un grande numero di impianti di energia solare. Anche l’energia eolica potrebbe essere maggiormente sfruttata in molte aree africane.

Vi sono ragioni economiche, logistiche e politiche per questo mancato sviluppo: in primo luogo, la costruzione di centrali di energia rinnovabile di qualsiasi tipologia necessita di ingenti investimenti e di un network di infrastrutture efficienti che garantiscano una distribuzione capillare. La produzione di energia verde, poi, richiede anche conoscenze e personale formato ad ogni livello (progettazione, costruzione, manutenzione): nella maggioranza dei casi, i paesi africani non hanno le risorse e il know-how per poter operare in autonomia, e devono dunque appoggiarsi ad investimenti e professionalità estere per la costruzione di nuove centrali.

Oltre a ciò, la mancanza di infrastrutture in numerose aree del continente, specialmente nelle zone rurali, rappresenta un serio ostacolo allo sviluppo di una rete energetica efficiente che possa consentire agli Stati di raggiungere uno sviluppo omogeneo ed effettivo. In più, fattori come, per esempio, la scarsa mobilità e le difficoltà di spostamento in certe regioni del continente rende le necessarie operazioni di manutenzione estremamente difficili. Per queste ragioni, lo sviluppo “green” in Africa è realizzato per lo più attraverso la costruzione di piccoli impianti che assicurano la fornitura elettrica a piccoli villaggi o ad aree limitate, che sono, in generale, economici e di facile manutenzione. Nonostante questo tipo di modello “su piccola scala” possa effettivamente supportare lo sviluppo delle aree rurali più povere che non hanno accesso all’energia, non sembra comunque essere una strategia efficace per sostenere la crescita africana globale sul lungo periodo e, soprattutto, per rinforzane il ruolo internazionale.

In ultima istanza, l’instabilità politica di molti paesi africani rappresenta una severa minaccia alla costruzione e al mantenimento di una rete energetica moderna ed efficiente: i continui conflitti in corso nel continente prosciugano infatti i bilanci statali, rendendo la realizzazione e la gestione delle infrastrutture estremamente difficoltosa. Inoltre, governi instabili non considerano certo l’indipendenza energetica come una priorità all’interno delle loro agende politiche.

Le energie verdi in Africa: una questione geopolitica

Nonostante tutti questi ostacoli, l’International Energy Agency (IEA) ritiene che le rinnovabili rappresenteranno uno dei fattori di sviluppo principali per i paesi africani. Nel suo 2019 Africa Energy Outlook prevede che entro il 2040 più del 60% della produzione totale di energia elettrica verrà da fonti rinnovabili. Benché la velocità di questa crescita sia incerta, risulta chiaro come le tecnologie relative all’eolico e al solare saranno quelle che vedranno uno sviluppo maggiore. Questa espansione avrà conseguenze sia politiche che economiche: i blackout e, in generale, l’inefficienza nella distribuzione, rappresentano infatti un grosso problema, specialmente nei grandi centri urbani. In effetti, molti degli ultimi scontri nelle città nordafricane si sono generati da proteste per la mancanza di elettricità. Per esempio, gli scontri in Libia dello scorso anno sono stati innescati anche dai disagi relativi alle continue interruzioni energetiche. Allo stesso modo, il malcontento generato dalla mancanza di elettricità nel Sinai ha fornito ai gruppi terroristici locali di incrementare la loro influenza nella regione.

Non c’è dubbio, dunque, che un più alto livello di produzione energetica a livello nazionale possa dare all’Africa l’opportunità di raggiungere uno sviluppo più equo e sostenibile. Anche per questa ragione, dunque, le energie rinnovabili possono dare al continente un nuovo ruolo internazionale come produttore di energia, supportando allo stesso tempo il suo incremento demografico e la conseguente nascita di nuovi consumatori, mercati e bisogni. Oltre a ciò, considerando la crescita, una svolta “green” può sicuramente avere degli effetti benefici anche sul riscaldamento globale, che rappresenta la maggiore sfida globale per i prossimi anni. Per tali ragioni, i paesi occidentali, il cui ruolo è essenziale per un possibile, e auspicabile, Green Deal africano, dovrebbero promuovere investimenti internazionali, formazione, trasferimento di conoscenze e, più in generale, aiuti allo sviluppo e supporto ai governi locali.

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Questa voce è stata pubblicata il 20 novembre 2021 da in Africa, Senza categoria con tag , , , , .
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