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Appunti di Cooperazione Internazionale

“Paradossalmente parlando” – Vivere nella migliore delle epoche e non saperlo

A cura di Davide Garlini

“Ai miei tempi i treni erano puntuali”

“Sì, soprattutto quelli che deportavano”

Fonte: larivista.ch

È a questo breve interscambio di mia invenzione – ma dai risvolti assai reali – che affido l’incipit di questo articolo. Questa battuta nasconde tutto ciò con cui mi vorrei confrontare nelle prossime righe: una sorta di punto della situazione su dove siamo e da dove arriviamo, come sempre con l’umiltà di uno che sa di non essere né filosofo né storico, né sociologo né antropologo. Semplicemente uno che, a volte, si diletta in questa semplice ma intricata attività chiamata “pensiero”.

Da tempo ormai mi sto avventurando in tentativi più o meno efficaci di valutare l’epoca in cui mi è toccato vivere. Un’analisi superficiale potrebbe facilmente condurmi alle stesse risposte che sento quasi quotidianamente, non troppo velatamente celate dietro affermazioni quali “meritiamo l’estinzione” (a tratti sono d’accordo), “dove andremo a finire?”, “ai miei tempi le cose andavano diversamente”.

Essendo convinto della quasi impossibilità di giudicare un’epoca storica mentre ci si è dentro (il dove siamo del precedente paragrafo), tenterò per lo meno di dare uno sguardo a qualche epoca precedente (da dove arriviamo). Sarò sincero, molto sincero: nonostante la serie quasi infinita di difetti che la nostra epoca non manca mai di evidenziare, dalle imperfezioni quotidiane alle tragedie globali, si sta vivendo forse il miglior momento di tutta la storia dell’umanità. E, ironia della sorte, proprio il fatto che sia migliore potrebbe rendere così difficile accorgersene.

Paul Dolan, professore di Scienze comportamentali alla London School of Economics and Political Science, ha studiato la questione ben più di me, concludendo che l’umore e la fiducia nel futuro delle persone sono condizionati da singoli eventi che, seppur di grande impatto mediatico, si devono considerare effimeri rispetto a trend molto più grandi. Per farla breve, si tratta del proverbiale albero che, cadendo, fa più rumore di una foresta che cresce.

Fonte: Ohga.it

L’umanità sta meglio di prima quindi. Attenzione, il mondo inteso come pianeta Terra non sta meglio per niente (e non intendo banalizzare questo aspetto, semplicemente, per oggi, sto scrivendo d’altro) ma l’umanità invece sì e ciò non viene celebrato a sufficienza. Sono i numeri a dirlo: nel 1970, mica nel Medioevo, il 60% delle persone viveva sotto la soglia di povertà, oggi il dato è abbondantemente sotto il 10%. L’aspettativa di vita nel 1950 era di 48 anni, mentre oggi è di oltre 71. Nel 1960 ogni mille bambini nati, 181 morivano prima dei cinque anni, oggi siamo intorno a 45. 70 anni fa gli analfabeti erano il 64%, oggi non superano il 15%. Persino gli attentati terroristici sono in diminuzione, mentre la tutela dei diritti umani è in rilevante aumento.

Ciò nonostante, la percezione è negativa, pessimistica, addirittura tragica. La nostalgia verso un glorioso (o presunto tale) passato è ovunque: dal Trumpismo alla Brexit, dai gruppi neonazisti ai fondamentalismi religiosi. Inevitabile chiedersi il perché di questa dicotomia!

  • Una prima risposta sta probabilmente nella natura stessa dei cambiamenti epocali, per loro definizione lunghi e complessi e difficilmente giudicabili nel breve periodo, diversamente dai fatti drammatici, molto più immediati, netti, scioccanti.
  • Una seconda possibilità sta nella ben più pregnante diffusione e accesso alle informazioni, persino troppe da quando i social media dominano la scena. Con questo non voglio certo dire che potersi informare facilmente non sia positivo, anzi lo ritengo proprio uno di quei passi avanti a cui mi riferisco. Ciò che intendo è che ogni tragica notizia che oggi ascoltiamo più volte al giorno accadeva anche prima, potete starne certi: omicidi, furti, truffe, stupri, corruzione, attentati… C’era già tutto! Esistono dalla notte dei tempi ma, per quanto non sembri, oggi sono meno che mai. L’unica differenza è che, di quei pochi, se ne parla. Ogni giorno! Costantemente!

Non sono certo di ciò che io desideri trasmettere al mio paziente lettore con questo articolo. Positività? Ottimismo? Non credo. Un’analisi nuda e cruda perché ci si faccia ciò che si vuole? Più probabile! Ritengo però assai importante, come spesso tento di comunicare, il non fermarsi alle apparenze e alla superficialità dei fatti… il non accontentarsi di quella che io chiamo la “schiuma della verità”. Giudicare quest’epoca come ingiusta e ignorante è sacrosanto! Giustissimo! Non fa una piega! Ricordiamoci però che si tratta, almeno sulla carta, della meno ingiusta e ignorante della storia e di ciò, qualcuno avrà sicuramente qualche merito.

Se poi mi chiedete se l’uomo merita l’estinzione, ripeto: ne sono spesso più che convinto, ma ciò non cambia i dati e le realtà qui condivise.

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Questa voce è stata pubblicata il 20 febbraio 2021 da in diritti umani, Diritto-Diritti, Human rights con tag , , , .
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