Ho partecipato con grande entusiasmo a “The Economy of Francesco”.
In quei tre giorni (e nei mesi precedenti) abbiamo trattato numerosi temi relativi all’economia e al ripensamento dei modelli socio-economici in diversi villaggi, dal management, alla pace, alla povertà, al cibo, alla finanza e così via. Temi essenziali, quotidiani, che toccano l’umanità intera e che, in molti casi, la attanagliano.
Protagonisti di questa “Davos” sono i giovani da tutto il mondo, che vedono le criticità del momento e vogliono prevenirle per sé e per le generazioni future. E a loro, Papa Francesco, ha lasciato alcune parole.
Durante il suo discorso finale Papa Francesco, ha lanciato una call to action a tutti i giovani del mondo: “le conseguenze delle nostre azioni e decisioni vi toccheranno in prima persona, pertanto non potete rimanere fuori dai luoghi in cui si genera, non dico il vostro futuro, ma il vostro presente. Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra”.
Con questa frase, Sua Santità, ha chiesto ai giovani di attivarsi, informarsi, prepararsi all’azione.
Alla Partecip-Azione.
Un moto, un movimento, un agire che vada a cambiare il paradigma dell’economia e della società di oggi. Un’economia e una società troppo spesso escludenti, che creano ricchezza per pochi e molti scarti, anche umani. Persone escluse da ogni diritto, da ogni opportunità. “È tempo”, dice Papa Francesco, “di osare il rischio di favorire e stimolare modelli di sviluppo, di progresso e di sostenibilità in cui le persone, e specialmente gli esclusi (e tra questi anche sorella terra), cessino di essere – nel migliore dei casi – una presenza meramente nominale, tecnica o funzionale per diventare protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale”.
The Economy of Francesco ha fatto riflettere molti di noi, già impegnati nel sociale, nell’associazionismo, nella cultura, nella garanzia dei diritti altrui, e ci ha permesso di ampliare ulteriormente il nostro sguardo verso gli ultimi. Non per “provare a tamponare la situazione” bensì per apportare un concreto cambiamento di pensiero e di modello.
Numerosi sono stati i “Villaggi”, Forum tematici e conferenze. Finance and Humanity, al quale ha partecipato il premio Nobel per la Pace, Muhammad Yunus, Co2 delle disuguaglianze, Work and Care, Energy and Poverty, Business for Peace, Women for economy, fino ad arrivare a Vocation and Profit. Quest’ultimo villaggio, al quale ho avuto la fortuna di partecipare con persone da ogni angolo della terra, mi ha permesso di riflettere ulteriormente sull’ importanza della qualità della vita, su ciò per cui vale la pena vivere, senza dimenticare la sostenibilità, anche economica.
Unire la vocazione, gli interessi, le competenze, le inclinazioni, la voglia di rendere il mondo un luogo migliore con la sostenibilità individuale, della propria famiglia, della società, dell’ambiente.
Come è possibile permettere ad una persona di lavorare bene, guadagnare abbastanza, essere felice ed avere tempo contemporaneamente? Questa è stata una delle domande che ci ha accompagnati in questo percorso durato alcuni mesi.
Le risposte emerse sono numerose. Si è parlato di formazione in linea con le inclinazioni personali e non rivolta solamente alla ricerca di un’occupazione redditizia, di valorizzazione delle competenze, di una giusta remunerazione dei lavoratori nelle cooperative, nelle imprese, negli enti del terzo settore, di stabilizzazione dei contratti di lavoro, di welfare aziendale e pubblico, e così via. Ma soprattutto si è parlato di crescere, maturare ed entrare nei ruoli chiave dell’economia e della politica. Come affermato anche da Papa Francesco.
Entrando nei luoghi decisionali possiamo permettere a chi collabora con noi di non vivere la giornata solo pensando a come massimizzare il profitto economico, dedicando ore della propria vita esclusivamente ad un fine monetario, ma permettendo loro di aumentare la qualità della vita. Investendo tempo (e non spendendolo) per attività che garantiscano una sostenibilità economica per l’impresa e uno sviluppo per la società ma anche del tempo per il proprio benessere psico fisico, per la propria famiglia, per l’educazione dei figli, per le attività di volontariato, con un occhio di riguardo ai temi che sono stati toccati in EoF: l’inclusione, la sostenibilità sociale ed ambientale, l’acqua pulita, il cibo sano, la cura dell’altro, la felicità, la pace, la tutela dei diritti.
È per questo motivo, credo, che Papa Francesco abbia chiamato i giovani alla Partecip-Azione. Perché se i giovani non si attivano, non si ingaggiano, non si mettono in gioco per entrare nei luoghi decisionali nulla cambierà e la società seguirà il corso che ha intrapreso da tempo. Il Santo Padre ha affermato che “se è urgente trovare risposte, è indispensabile far crescere e sostenere gruppi dirigenti capaci di elaborare cultura, avviare processi – non dimenticatevi questa parola: avviare processi – tracciare percorsi, allargare orizzonti, creare appartenenze”.
I giovani sono il futuro ma per loro raggiungere i luoghi di cambiamento non è mai facile. Si deve partire dal basso, dal piccolo e maturare e crescere portando idee nuove e fresche fin dal primo giorno. Fin dalla partecipazione alle associazioni del territorio, alla biblioteca comunale, agli eventi culturali, alla politica locale, lavorando sodo ma con dignità, non facendosi calpestare da false promesse, non svendendosi per poco, accogliendo l’altro, informandosi, studiando, viaggiando, conoscendo il diverso. Crescendo ogni giorno e rendendo il mondo la casa di tutti.
Questa è, secondo me, la Partecip-Azione di Francesco.