Leggerò Leggero

Appunti di Cooperazione Internazionale

SOLO LA VITA

Vi avverto ora: oggi divagherò.
Pensando su cosa scrivere l’articolo di oggi mi sono messo a leggere molto, cercavo un argomento che mi interessasse al punto di farlo mio e cercare di condividerlo con voi al meglio delle mie capacità.
Leggendo tanti articoli però mi sono reso conto che le immagini che mi affioravano alla testa non erano in grado smuovere in me chissà quale interesse. Tutte cose già viste. Che il mondo sia implicato in un’infinta partita di Risiko non devo certo venirvelo a dire io, che la Palestina sia stata lasciata sola dagli altri paesi arabi lo potete constatare benissimo da soli senza che io vi scriva un reportage descrivendovi tutto ciò che ha portato agli accordi di Abramo.     
Tutto questo non mi interessava, o meglio non mi sembrava importante aggiungere un altro articolo del genere alla somma dei millemila articoli che già sono stati scritti e verranno scritti sull’argomento.

Non ero ispirato. E poi ho ripensato all’orrendo cinismo con il quale avevo appena constato che non me ne fregava niente di scrivere di altre guerre o di Palestina. La coscienza di quella freddezza mi ha costretto a fermarmi. Fermarmi e fare un esercizio di discernimento e di ordine mentale. Siamo talmente bombardati e saturi di notizie che spesso la cosa più tragica può passare inosservata. Spesso le vittime di attacchi militari o terroristici, che riportiamo nei nostri articoli o leggiamo su quelli degli altri, si spersonalizzano e diventano solo pedine di uno scenario geopolitico, che diciamocelo, a noi interessa proprio per la sua instabilità. Ci interessa lo scenario, la tensione tra i paesi e le reazioni internazionali, rischiamo di dare poca importanza al lato umano della faccenda. Alle persone. Per carità, tutti diciamo che ci dispiace che tot persone abbiano perso la vita, ma che peso ha questo nei nostri discorsi? La risposta può essere anche appassionata o addirittura turbata da queste mie affermazioni. Ma la mia personale convinzione è che nessun conflitto, nessuno scenario tra quelli di cui spesso parliamo anche in questo blog valga una vita umana. Non una sola. Quel dato, il dato delle vittime, spesso fornito di sfuggita è l’unica, o almeno la prima cosa che ci deve interessare, se no, saremo solo spettatori complici dell’infinita partita di Risiko. Se non parliamo di vita non parliamo di niente.

Potrete pensare, sempre che siate arrivati fino a questo punto della mia riflessine, che queste mie parole siano frutto del romanticismo tipico della mia giovane età. Alla fine ho 21 anni, è bello e giusto che mi lasci trasportare da questi discorsi pieni di idealismo. Sono ingenuo e non capisco la complessità delle questioni.

Effettivamente non la capisco. Non capisco come un uomo possa ucciderne un altro, e magari pensare anche di avere ragione o un valido motivo per farlo; non capisco cosa ci passa nella testa e nel cuore quando effettivamente quel valido motivo lo riconosciamo anche noi; non capisco come facciamo a essere sempre molto attenti alle situazioni macro-politiche e dimenticarci quasi totalmente dell’aspetto umano delle faccende.    
Il modo in cui leggiamo gli articoli sui conflitti ci aiuta a capire perché c’è ancora la guerra. Perché ci dimentichiamo di star parlando di persone. Finché non riconosceremo la vita umana come inviolabile e superiore ad ogni interesse (sia esso politico, economico o che altro) continueremo a leggere i nostri articoli dando importanza alle mosse politiche o militari, considerando le vittime solo danni collaterali. Questo distacco è forse il meccanismo più pericoloso ed infame che può scattare nella nostra testa. Non perdiamo di vista l’essenziale. Non periamo di vista la vita. Perché è esattamente perdere di vista la centralità vita che porta allo scoppio di conflitti sanguinari.

Una descrizione dettagliata di un conflitto è inutile se non parte dal presupposto che quel conflitto, quella contesa, non vale nemmeno un’unghia di una persona. Così ogni nostro discorso rischia di cadere nel tecnocratico se non è guidato da un umano rispetto della vita a prescindere da tutto.

La prossima volta che parlate, leggete o scrivete, per favore non dimenticatevi dell’essenziale. Se ci impegniamo magari riusciremo davvero a spostare l’attenzione sulla vita e non sulla strategia.

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Questa voce è stata pubblicata il 9 ottobre 2020 da in Senza categoria.
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