Maggio, Primavera, Giro d’Italia.
Questa trinità ha da sempre scandito quello che per me è il mese più bello del mondo. Basta guardare fuori dalle nostre finestre oggi per ricordarsi di come il 2020 sia invece il primo maggio senza Giro e senza primavera, dai tempi della Guerra.
Eppure, quasi come uno scherzo del destino, mai come in queste settimane la bicicletta ha preso il sopravvento nelle cronache nazionali. Non si parla più di Pantani sulle Alpi o di Nibali eroe in mezzo alla bufera di neve: le nuove immagini che bucano lo schermo sono quelle di piste ciclabili e biciclette pronte a cercare di occupare lo spazio pubblico nelle grandi città, così come nei nostri piccoli borghi di provincia.
In Italia la ragione di ciò sembra essere sopratutto legata al bonus mobilità, ma non è solo questo, perché lo stesso fenomeno si sta registrando anche in altre zone del mondo dove non sono stati annunciati incentivi economici di alcun tipo. Il boom è, in ogni caso, globale: il The New York Times riferisce che nel paese dell’automobile, gli Stati Uniti, i negozi di biciclette hanno fatto registrare incrementi del 66% per le bici da commuting quotidiano, e anche uno stellare 121% nei modelli ricreativi. «Non avevo mai visto niente di anche solo lontanamente simile», ha detto un rivenditore di Brooklyn al New York Times e il Guardian ha scritto che, da quando sono state allentate le restrizioni, in Australia le biciclette «sono la nuova carta igienica» (che era introvabile nei supermercati australiani durante il lockdown).
bicitv.it
Come ha scritto Del Prete su Business Insider, le persone hanno iniziato a capire che città intasate praticamente da un solo tipo di veicolo non convengono a nessuno, soprattutto in Fase 2. Molti cittadini si sono messi in sella per dare una possibilità al cambiamento, offrendola così anche agli altri: evidentemente, il senso di responsabilità chiesto dal governo Conte ai cittadini per affrontare Fase 2 non si è fermato solo alla mascherina e alle distanze.
La necessità di distanziamento fisico e la sfiducia nel trasporto pubblico hanno risvegliato la voglia di pedalare – e fatto esplodere la bikenomics, l’economia della bici. Un amico rivenditore di biciclette proprio qualche giorno fa mi diceva: “lavoro 15 ore al giorno, sto recuperando tutto quanto non abbiamo fatto durante la chiusura”. Su questa linea d’onda si inseriscono gli incentivi proposti dal governo sull’acquisto di biciclette e monopattini, con l’immancabile vizio di visione d’insieme che porta a destinare questo beneficio solo agli abitanti dei comuni oltre i 50.000 abitanti o della Città Metropolitane.
Un freno non marginale che alcuni consorzi di comuni emiliani, ad esempio, stanno cercando di superare con incentivi anche su base locale. Ma anche in questo senso, bisogna pedalare molto più forte di chi continua a tirare i freni. Mentre la città di Milano annuncia il trasporto libero e gratuito delle biciclette su tutti i mezzi pubblici cittadini e Trenitalia rimuove le limitazioni al trasporto delle biciclette sui treni regionali, Trenord, l’operatore ferroviario controllato da Regione Lombardia, decide di andare in direzione contraria vietando il trasporto di biciclette tradizionali su tutti i convogli che non sono dotati di appositi portabiciclette. L’eccellenza lombarda continua pure su 2 ruote.
Con l’esigenza di trovare in un colpo solo un’alternativa all’affollamento e all’inquinamento, la bici è emersa nella sua figura elementare, quella di mezzo di locomozione. Quella per cui è stata concepita ancora prima delle macchine che oggi inglobano le nostre strade. “Una carezza alla terra” l’ha definita la Fondazione Michele Scarponi, una delle tante realtà che si occupano da tempi non sospetti di promozione dell’uso della bicicletta come stile di vita e di sensibilizzazione nei confronti degli utenti più deboli sulla strada. “La strada è di tutti, a partire dal più fragile” è il motto della Fondazione e – nella mia visione idealizzata di civiltà- dovrebbe essere il cardine di ogni scelta nei prossimi anni e per i prossimi chilometri a venire.