A cura di Roberto Memme.
Europa? Asia? Magari Medio Oriente?!
Boh, forse solo Caucaso.
Diciamocelo: fino almeno al 1991 (anno della dissoluzione dell’Unione Sovietica) le vicende che interessavano la regione del Caucaso ci erano praticamente sconosciute.
A cavallo tra i due millenni il separatismo, le due guerre in Cecenia, le massicce violazioni di diritti umani, l’espansione di violenza e terrorismo nelle repubbliche russe del Caucaso attirarono l’attenzione dei media internazionali…e quindi anche la nostra.
Bene! Eppure, oggi ne sentiamo ancora parlare molto (forse troppo) poco.
La regione del Caucaso vista da Google Maps (grafica magistralmente implementata da me stesso)
La centralità strategica dell’area sullo scacchiere geo-politico internazionale, la predisposizione geografica ad assumere il ruolo di frontiera e la sua naturale configurazione come corridoio di raccordo tra continenti per il transito e l’approvvigionamento di risorse sono gli elementi su cui si è costruito l’anfiteatro storico caucasico.
Gli spazi che si estendono dalle sponde settentrionali del Grande Caucaso fino ai pendii meridionali del Piccolo Caucaso delineano un emozionante palcoscenico naturale perpetuo su cui sono andate in scena importantissime battaglie.
Proprio qui, le grandi potenze della storia si contendono dalla notte dei tempi l’estensione della propria influenza: un territorio incastonato tra il Mar d’Azov e le foci del fiume Volga, paesaggi mozzafiato che si inseguono tra i monti che separano il Mar Nero dal Mar Caspio e che si perdono nelle steppe senza fine della Russia meridionale. In uno spazio che attualmente ricopre ampie porzioni di Armenia, Georgia, Azerbaijan e Russia, oltre che di Turchia ed Iran, le eterogenee popolazioni locali si ritrovarono un bel giorno nel bel mezzo dello scontro tra le diverse potenze e ne subirono la dominazione nel corso di tutta la loro turbolenta storia.
Oggi la complessità multietnica del Caucaso, l’impatto profondo dell’eredità storica e delle dominazioni, la recente affermazione dei nazionalismi dalla forte vocazione etnica sono facilmente rintracciabili sulla cartina geopolitica.
Mappa etno-linguistica del Caucaso (fonte WikiCommons)
Ok, ma cosa sta succedendo oggi in quelle zone? È possibile ricostruire (in pillole) gli eventi salienti dello scorso anno?
Provo a rispondere a queste domande, dunque. Domande che tutti voi vi starete sicuramente facendo, vero?!
Ce la farò? Non credo, ma voglio comunque provare a ricostruire il Calendario degli Eventi del Caucaso 2019 con l’augurio che tutto quel (poco?) che c’è di positivo possa proseguire durante l’anno appena cominciato.
Io e la nebbia sul fiume Alazani (Georgia), in giro per il Caucaso qualche anno fa.
GENNAIO. Secondo Russian LGBT Network, l’anno si apre con una nuova ondata di persecuzioni, “detenzioni di massa, torture e assassinii” a danno della comunità LGBT cecena: almeno 40 persone sono incarcerate dal almeno un mese per l’orientamento sessuale non-tradizionale o presunto tale. La prima denuncia del trattamento persecutorio e fortemente discriminatorio in Cecenia risale al 2017. Nello stesso periodo, il presidente Kadyrov rispondeva alle accuse così: “Non ci sono omosessuali in Cecenia, ma se ci sono portateli lontano da qui.”
FEBBRAIO – Giunge all’inizio del mese la pagella del Consiglio d’Europa sull’Armenia dopo la “Rivoluzione di Velluto” avvenuta nel 2018, che ha portato al governo Pashinyan in modo totalmente pacifico ed attivando un processo di giustizia sui fatti sanguinosi del 2008. Il paese sembra rivolgersi verso la legalità. Gli armeni non se la passano comunque bene: circa il 30% sono poveri, di cui il 2% in condizioni estreme, e se la passano peggio se anziani, perché spesso indigenti ed abbandonati dai famigliari emigrati, o donne. Infatti, anche se più istruite degli uomini, le donne soffrono la pressione di patriarcato, sessismo e disparità di genere, piaghe del paese. Persistono tristi fenomeni come l’abbandono (frequente) di bambini con bisogni speciali dovute soprattutto all’insufficienza dei mezzi economici delle famiglie e dall’inefficienza del sistema degli affidi. Il governo si impegna fino almeno al 2023 a ridurre le disparità e ad integrare le fasce vulnerabili e marginalizzate ricostruendo un tessuto sociale sempre più sfilacciato, anche per via del forte peso dell’emigrazione.
Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan al Consiglio d’Europa (Fonte: coe.int)
MARZO – La disputa territoriale tra Inguscezia e Cecenia ha portato ad un’ondata di arresti a danno di giornalisti, attivisti e manifestanti che hanno partecipato in vario modo alle proteste per la gestione della questione sul distretto conteso. Le contese territoriali sono proseguite poi durante l’anno, e non solo in questa zona, come pochi mesi più tardi tra Daghestan e Cecenia per il distretto di Kizlyar. Spesso, queste contese vengono giustificate con ancestrali tradizionalismi storici, ma spesso si celano dissapori politici ed economici (anche tra clan) su porzioni di territorio anche molto ristretti.
APRILE – Il parlamento georgiano approva all’unanimità la legge sulle molestie sessuali, ora criminalmente perseguibili. Pochi mesi dopo, a luglio, il primo gay Pride nella capitale Tbilisi: avrà vita breve, fortemente contestato e scortato da agenti di polizia in tenuta anti-sommossa. Quest’anno anche Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, ha ospitato il suo primo Pride.
Un’altra carta geopolitica del Caucaso. Stavolta si intravedono bene anche le repubbliche caucasiche russe e quelle separatiste autoproclamate (Fonte: estestestblog.wordpress.com)
MAGGIO – Mkhitaryan (esterno d’attacco dell’Arsenal, ora alla Roma) non gioca la finale dell’Europa League a Baku (capitale dell’Azerbaijan). E quindi? La questione ricorda a tutta Europa che le questioni di sicurezza legate al conflitto etno-territoriale tra azeri e armeni del Nagorno-Karabakh sono estremamente implicanti per la vita e le relazioni dei due vicini stati caucasici: una partita di calcio che non coinvolge affatto alcuna squadra o tifoseria locale (le contendenti per il titolo sono infatti Arsenal e Chelsea, entrambe squadre di Londra) rischia di diventare una questione diplomatica per la potenziale partecipazione di un solo giocatore armeno. La legge dell’Azerbaijan non permette l’ingresso del paese ad alcun cittadino del paese nemico, indipendentemente da chi esso sia, e il caso Mkhitaryan riporta l’attenzione su un conflitto ancora aperto dal gennaio 1992, il primo dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica.
GIUGNO – Tensioni tra Mosca e Tbilisi a seguito del gesto del parlamentare russo Gavrilov durante l’Assemblea Interparlamentare Ortodossa, quando si siede al posto del primo ministro georgiano e parla in russo: viene considerato un affronto. I manifestanti georgiani accorrono in piazza, il Cremlino vieta i voli russi verso la capitale georgiana e chiede il rimpatrio dei russi in visita nella repubblica caucasica. Si teme che la situazione possa degenerare. Nell’aria si aggirano ancora gli spettri del conflitto russo-georgiano del 2008. Nel frattempo, in Georgia esplodono le violenze della polizia sulla folla manifestante, leitmotiv georgiano che si farà risentire con forza dalle più estreme periferie, con i sonori scontri nella Gola del Pankisi, fino al centro del paese con le note più tristi, portando un quindicenne della capitale al suicidio.
Manifestazioni di giugno di fronte al parlamento di Tbilisi, Georgia. (Photo by Vano SHLAMOV / AFP – Fonte: ilpost.it)
LUGLIO – È stato rilasciato Oyub Tityev, attivista e direttore del distaccamento ceceno del centro russo per i diritti umani Memorial, grazie alle richieste della comunità civile internazionale. Incarcerato per sospetta detenzioni di stupefacenti. Le incarcerazioni di giornalisti, attivisti e professionisti dell’informazione è ricorrente, come ricorrenti sono i capi di imputazione (solitamente possesso di droghe o favoreggiamento del terrorismo). Poco prima dell’incarcerazione, nel 2018, Kadyrov dichiarò che gli attivisti per i diritti umani non sono i benvenuti in Cecenia.
AGOSTO – A proposito di dispute territoriali, a volte sfociano in veri e propri conflitti che determinano la nascita di nuovi stati – o presunti tali – come nel caso del conflitto tra Georgia ed Ossezia del Sud (anche se in questo caso la situazione è molto più complessa…). Non più tardi di agosto le ultime tensioni per una questione che si trascina da lungo tempo…l’Europa tiene monitorata la situazione, ne sentiremo parlare ancora. Così come dell’Abcasia, repubblica autoproclamata che a novembre sarà teatro di un’altra piccola esclation con la Georgia per l’arresto illegale di un dottore.
Oyub Titiyev, direttore della sede regionale cecena di Memorial, agenzia per i diritti umani russa (AP Photo/Musa Sadulayev – Fonte: osce.usmission.gov)
SETTEMBRE – I dati confermano che il trend di radicalizzazione violenta tra i giovani caucasici è in aumento: molti si uniscono all’underground armato locale o internazionale, attivo sin dallo scoppio del primo conflitto russo-ceceno nel 1994. Poche settimane dopo viene pubblicato un interessantissimo video dal caucasico Centro di Analisi e Prevenzione del Conflitto rivolto proprio alla prevenzione della radicalizzazione violenta, rivolto a prevenire l’ingresso dei giovani in gruppi terroristici, oltre che ad informare la popolazione sulle dinamiche che avvicinano ragazzi e ragazze ciscaucasici all’estremismo violento.
OTTOBRE – Secondo la Novaya Gazeta (scomodissimo giornale d’inchiesta russo su cui scriveva una certa Anna Politkvoskaya), in Cecenia sono in corso delle purghe nell’elite del paese ed incarcerazioni in prigioni segrete che possono colpire (con intensità ovviamente differenti) anche membri scomodi della famiglia del presidente Kadyrov. Il caso esplode per via dell’esposizione al pubblico ludibrio di Islam Kadyrov, cugino del presidente Kadyrov, il quale si è fatto riprendere mentre molesta e maltratta (in modo piuttosto arrogante) alcuni sospettati per piccoli crimini. Tutta la questione conferma i notevoli dubbi sull’avanzamento dello Stato di Diritto nella repubblica caucasica.
Ramzan Kadyrov, attuale presidente della Repubblica Cecena.
NOVEMBRE – La mancata riforma elettorale, promessa durante l’ondata di proteste di giugno, riempie ancora le strade di Tbilisi di manifestanti. Il trend della repressione violenta ad opera della polizia persiste. Un video del canale di informazione indipendente locale OC Media riassume molto bene il clima delle 4 stagioni georgiane appena trascorse, buona visione!
DICEMBRE: Dopo le polemiche di maggio per la finale dell’Europa League a Baku, pare che verso la fine dell’anno ci siano stati degli incontri internazionali segreti a Tbilisi (capitale georgiana) tra delegazioni che si contendono Stepanakert (capitale della regione contesa del Nagorno-Karabakh). Questi incontri sembrano far sperare bene nella possibilità di un disgelo tra le parti di questo lunghissimo “conflitto congelato”. La situazione rimane tesa e comunque non sono state formalizzati intese o conciliazioni diplomatiche. Anche nel 2019, le dispute territoriali sono un leitmotiv della storia caucasica che risuona potentemente fino ai giorni nostri. Speriamo che la nuova decade aperta dal 2020 possa incidere positivamente sulla pacificazione dei numerosissimi conflitti etno-territoriali di tutta l’area, tra cui le già citate questioni di Ossezia del Sud, Abcasia e Nagorno-Karabakh.
Tanti auguri al Caucaso quindi e buon 2020 a tutti voi!
…e lunga vita a Leggerò Leggero!