A cura di Martina Ramponi
In Italia negli ultimi 20 anni l’uso di sostanze psicoattive nella fascia giovanile ha mostrato, rispetto al ventennio precedente, una differenziazione caratterizzata dalla preferenza di sostanze stimolanti (cocaina, ecstasy e anfetamine in prevalenza), dal ritorno in auge dei tranquillanti, degli ipnotici e degli allucinogeni – spesso in miscugli letali potenziati da alcolici – e da una contrazione dei tradizionali consumi di eroina. I derivati della canapa indiana restano comunque le sostanze psicoattive illegali più diffuse. Rispetto al passato sono mutati però anche i contesti e soprattutto le modalità di fruizione delle droghe, che attualmente risultano sempre più legati ai cicli del tempo libero e agli spazi del divertimento organizzato (discoteche, rave, feste private). I nuovi consumi – spiegano gli esperti – si vanno orientando verso sostanze i cui rischi non stanno tanto nella possibilità di poter generare dipendenza, ma nei danni di natura fisica e psicologica che possono produrre a medio e lungo termine, nei comportamenti a rischio che i loro effetti stimolanti e disinibitori possono indurre (su tutti la guida spericolata) e nelle situazioni di disagio che spesso certi comportamenti nascondono.
A preoccupare sono in particolare due tendenze: quella già ricordata della politossicomania – ovvero la tendenza nel mondo giovanile a consumare e mischiare più di una sostanza, andando oltre l’originaria preferenza per gli oppiacei – e la sempre più diffusa percezione di normalità nell’assunzione di stupefacenti per combattere la “noia” e vivere una consumistica quanto artificiale “euforia a tempo”.
Lenuove drodroghe, infatti, veicolano modelli di socialità attiva opposti a quelli dell’autoalienazione e della marginalità caratteristici dei tossicodipendenti della prima generazione (ora gli assuntori sono figlie del benessere e ben mimetizzati nel contesto sociale). L’assunzione di droghe, pur mantenendo un significato di trasgressione, oggi non si identifica più in ideologie o specifici stili di vita. Senza considerare che – alla faccia del proibizionismo – vi è ormai la possibilità di reperire con grande facilità qualsiasi sostanza.
Una stupefacente normalità
Per capire bisogni e ‘tendenze’ dei giovani in tema di nuove droghe si deve partire dalle indagini che ci rivelano una particolarissima percezione – sarebbe meglio dire non percezione – del rischio da parte delle ultime generazioni. Un recente studio curato dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT) nel suo ultimo Rapporto 2018. Per il nostro paese i dati preliminari indicano un aumento della prevalenza di cannabis (l’Italia è seconda solo alla Francia) e una stabilizzazione nell’uso di stimolanti sintetici, mentre l’uso di cocaina resta al secondo posto, ma in calo. IL RAPPORTO.
In Italia, la cannabis rimane la droga illecita più comunemente usata dalla popolazione generale: l’Italia nel suo consumo è seconda solo alla Francia. Al secondo posto (Italia settima nella classifica europea) c’è la cocaina.
L’uso della maggior parte delle droghe illecite è concentrato tra i giovani adulti di età compresa tra 15 e 34 anni; tuttavia, la più alta prevalenza dell’uso di cocaina nell’ultimo anno è segnalata da coloro di età compresa tra 25 e 34 anni.
All’interno dello studio vi erano indagini su un campione di 1.800 studenti tra i 14 e i 19 anni ha evidenziato un quadro distorto quanto preoccupante: ragazzi e ragazze ammettono di fare uso di sostanze stupefacenti “per divertimento” e non quando sono tristi, in discoteca ma anche a scuola e allo stadio; pensano che l’alcol faccia male “solo se si esagera”, che la cocaina sia una droga “leggera” tra le meno dannose e che invece l’eroina sia pericolosa anche se usata una sola volta. Quasi tutti hanno amici che consumano superalcolici e hashish e, dunque, in qualche misura la considerano “una cosa normale”. La droga serve a far parte del gruppo per il 26% degli intervistati, per divertirsi per il 22% e per trasgredire per il 21%. In totale il 59% dei ragazzi dichiara di ricorrere a sostanze stupefacenti quando è in compagnia: il 27,49% assume superalcolici, il 20,13% hashish, il 6% cocaina, il 2,60% ecstasy, l’1,67% acidi e 1,23% eroina. È la discoteca, per il 43% dei ragazzi, il luogo per eccellenza in cui si fa uso di sostanze, seguita dalla scuola (18%) e dallo stadio (11%). La sostanza più temuta è l’eroina sul cui disvalore il giudizio è unanime, mentre un 11% dei giovani considera la cocaina una “droga leggera” e il 39% la vede come la sostanza “meno pericolosa”. Oltre il 36% conosce qualcuno che fa uso di hashish, quasi il 60% ha amici che consumano superalcolici e quasi un quarto del campione conosce qualcuno che fa uso di cocaina. Quando si parla di “nuove droghe” non sempre ci si riferisce a nuove sostanze ma a nuove abitudini d’uso o forse, più probabilmente, al fatto che queste sostanze, non essendo usate principalmente da devianti ed emarginati, attraversano la società nel suo complesso e costituiscono, quindi, “nuove situazioni” più tollerate (o considerate tollerabili). E quindi, poichè l’allarme sociale relativo al deviante non si è attivato, la percezione del rischio rispetto all’utilizzo delle “nuove droghe” è ancora generalmente molto bassa sia dal punto di vista individuale che da quello sociale.
Il web, un mercato aperto 24 ore su 24
Altro elemento imprescindibile per approfondire i mutamenti del mercato delle nuove droghe è quello dei canali d’acquisto, con la dirompente irruzione del web. Niente più piazze e muretti, sempre meno discoteche, la “roba” – in particolare quella “etnica”, con falsi richiami alla cultura orientale e africana – si acquista on-line, con consegna a domicilio. Lo denuncia l’Osservatorio europeo sulle droghe, che ha puntato l’indice contro il fenomeno delle “farmacie” dei narcotrafficanti che aprono e chiudono i battenti su Internet a tempo di record spostandosi da Hong-Kong alle Barbados, o con basi nei Paesi dell’Est. Così più facilmente entrano nuove sostanze. Come ad esempio lo “shaboo”: piccoli granelli bianchi, dall’aspetto innocuo, sciolti in sostanze alcoliche formano cocktail dagli effetti micidiali. Per molti giovani è il nuovo “crack”. Eccita, elimina qualsiasi freno inibitorio, garantisce un senso di onnipotenza anche per 36-40 ore. E’ una superdroga che può raggiungere sei volte l’effetto della cocaina, entra nel cervello come un bisturi e, come spiegano i medici, è capace di recidere i contatti tra i neuroni. Danneggia il fegato per l’elevata tossicità, ma può anche scatenare crisi ipertensive e provocare l’ictus. Dagli studi pubblicati su Lancet da medici italiani che seguono da anni 140 ragazzi del Sert di Padova, risulta indubitabile che il rischio di lesioni permanenti a carico dei circuiti neuronali e di alterazioni psichiche è già presente con l’assunzione di una ‘semplice’ pillola di ecstasy per 40/50 volte l’anno: meno della quantità media annua ingerita dai consumatori del week-end. Un cocktail ‘tagliato’ su misura Le nuove droghe si evolvono a ritmi vorticosi e vengono composte “su misura” perché i trafficanti studiano le esigenze dei consumatori e in particolare proprio di quelli adolescenti che al policonsumo di sostanze psicotrope associano un crescente abuso di alcol. Si presentano con differenti nomi e forme, ma sono spesso un miscuglio di più composti e non si sa mai con esattezza cosa c’è davvero dentro. “Dalla fine degli anni ’90 assistiamo a consumi di sostanze sconosciute o comunque non ancora così diffuse – spiega Claudio Cippitelli, presidente del Coordinamento nazionale nuove droghe del ministero della Salute – Per comprendere meglio il perché bisogna ricondursi a un generale cambiamento nella fenomenologia della tossicodipendenza: oggi prevale l’uso contemporaneo di più sostanze. Lo speed, per esempio, è una meta-amfetamina assunta insieme ad alcol, cannabis e a volte eroina”. Si va poi dalla ketamina – anestetico per cavalli – alla new entry del ghb, il cui nome scientifico è gamma-idrossibutirrato. Sbarca dagli Usa, ha l’effetto di un potentissimo sedativo, già con un grammo riduce le inibizioni, costa poco, ha effetto anche a basso dosaggio e può durare dalle tre alle sei ore. E’ una nuova droga sintetica, in polvere solubile, allo stato liquido, in fiale o bottigliette, che produce la perdita di coscienza. Merita una citazione infine il cobret, un micidiale miscuglio formato dai residui del taglio di eroina, cocaina e pasticche di ecstasy nei laboratori allestiti per lavorare le droghe sintetiche. E’ dunque la tendenza al mix a preoccupare di più. I ragazzi passano da un uso iniziale moderato e ricreativo ad un abuso che sfocia nell’associazione di più sostanze stupefacenti, finendo per potenziare gli effetti collaterali e i pericoli che tale consumo comporta. “Il mix – aggiungono gli esperti – rappresenta sicuramente il nuovo utilizzo degli stupefacenti. Questo deriva dall’abbandono dell’eroina come droga primaria e dalla scelta di sostanze che, per le loro caratteristiche, possono essere soddisfacenti solo se utilizzate attraverso dei cocktail e non da sole. Chi usa cocaina, per esempio, fa anche uso di alcol o di psicofarmaci perché deve gestire l’alterazione del ritmo sonno-veglia che gli dà la cocaina stessa”. Da notare, inoltre, come si siano aperti dal punto di vista economico spazi nuovi per la criminalità: queste droghe hanno costi di produzione ridottissimi, procedimenti di sintesi semplici, un’estrema facilità di trasporto dalle aree di produzione ai bacini di consumo. Tutto ciò mentre il mercato dell’eroina, da anni stabilizzato, mostra una fase regressiva. Per molti studiosi, quindi, l’immissione delle nuove droghe è pericolosamente supportata anche dai grandi gestori internazionali del traffico degli stupefacenti ‘tradizionali’ per far fronte in prospettiva alle crescenti difficoltà di collocazione della vecchia merce. Sballati per entrare nel contesto Mentre l’eroina era una droga estraniante, le nuove sostanze – sottolineano gli psicologi – servono a “inserirsi nel contesto”. Questo spiega anche l’abbassamento della fascia di età tra i consumatori: l’esordio avviene tra i 13 e i 16 anni perché, avendo abbandonato l’eroina come droga di prima scelta, le altre sostanze non vengono considerate pesanti o dannose. Il consumo di droga, dunque, è soprattutto legato alle tendenze culturali: le nuove sostanze vengono proposte come sostanze che fanno stare bene, fanno divertire di più, e quindi le persone le usano per “stare meglio” nei contesti.
Anche il progetto S.O.N. Support, promosso dal Dipartimento per le Politiche Antidroga e dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, è realizzato dall’Istituto di Istruzione Superiore Carlo Urbani, pone l’accento su questo tema ancora poco sviluppato del web come nuovo mercato di spaccio. L’intervento risponde all’esigenza di tutelare la categoria dei minori, la più facilmente esposta al fenomeno della vendita online di sostanze illecite e si rivolge, in particolar modo, ai genitori, agli educatori e agli insegnanti che avvertono la necessità di tutelarli maggiormente rispetto alla navigazione e all’accesso a siti web che commercializzano sostanze stupefacenti.
Un cocktail ‘tagliato’ su misura
Le nuove droghe si evolvono a ritmi vorticosi e vengono composte “su misura” perché i
trafficanti studiano le esigenze dei consumatori e in particolare proprio di quelli adolescenti che al policonsumo di sostanze psicotrope associano un crescente abuso di alcol. Si presentano con differenti nomi e forme, ma sono spesso un miscuglio di più composti e non si sa mai con esattezza cosa c’è davvero dentro. “Dalla fine degli anni ’90 assistiamo a consumi di sostanze sconosciute o comunque non ancora così diffuse – spiega Claudio Cippitelli, presidente del Coordinamento nazionale nuove droghe del ministero della Salute – Per comprendere meglio il perché bisogna ricondursi a un generale cambiamento nella fenomenologia della tossicodipendenza: oggi prevale l’uso contemporaneo di più sostanze. Lo speed, per esempio, è una meta-amfetamina assunta insieme ad alcol, cannabis e a volte eroina”. Si va poi dalla ketamina – anestetico per cavalli – alla new entry del ghb, il cui nome scientifico è gamma-idrossibutirrato. Sbarca dagli Usa, ha l’effetto di un potentissimo sedativo, già con un grammo riduce le inibizioni, costa poco, ha effetto anche a basso dosaggio e può durare dalle tre
alle sei ore. E’ una nuova droga sintetica, in polvere solubile, allo stato liquido, in fiale o
bottigliette, che produce la perdita di coscienza. Merita una citazione infine il cobret, un
micidiale miscuglio formato dai residui del taglio di eroina, cocaina e pasticche di ecstasy nei laboratori allestiti per lavorare le droghe sintetiche.
E’ dunque la tendenza al mix a preoccupare di più. I ragazzi passano da un uso iniziale moderato e ricreativo ad un abuso che sfocia nell’associazione di più sostanze stupefacenti, finendo per potenziare gli effetti collaterali e i pericoli che tale consumo comporta. “
Da notare, inoltre, come si siano aperti dal punto di vista economico spazi nuovi per la
criminalità: queste droghe hanno costi di produzione ridottissimi, procedimenti di sintesi semplici, un’estrema facilità di trasporto dalle aree di produzione ai bacini di consumo. Tutto ciò mentre il mercato dell’eroina, da anni stabilizzato, mostra una fase regressiva. Per molti studiosi, quindi, l’immissione delle nuove droghe è pericolosamente supportata anche dai grandi gestori internazionali del traffico degli stupefacenti ‘tradizionali’ per far fronte in prospettiva alle crescenti difficoltà di collocazione della vecchia merce.
MILANO e la campagna di sensibilizzazione IO DICO NO
Milano come tutte le grandi città deve far fronte spesso con fatti di cronaca che coinvolgono purtroppo giovani e droga per questo il mese scorso a Palazzo Marino è stata presentata dal vicesindaco Anna Scavuzzo la campagna di comunicazione ‘Io dico no’ per sensibilizzare i cittadini, soprattutto i più giovani, sul tema della consumo di droga. Per quindici giorni la campagna, il cui concept è stato ideato dagli studenti del corso Tecnico Grafica e Comunicazione dell’Istituto di Istruzione Superiore di Inveruno durante il periodo di alternanza scuola lavoro svolto negli uffici di Palazzo Marino, è stata diffusa in tutta la città tramite totem, locandine, cartoline e manifesti presenti anche nei corselli della metropolitana per raggiungere il maggior numero di persone. Secondo gli ultimi dati raccolti ad avvicinarsi alle droghe sarebbero principalmente i ragazzi in età adolescenziale. Tante le motivazioni di una scelta che trova però nel disagio personale o sociale la risposta più ampia. Ecco perché è importante informare e sensibilizzare i giovani sulla pericolosità del consumo delle droghe. Si tratta di un fenomeno tristemente in aumento negli ultimi anni che il Comune combatte su diversi fronti a partire dal controllo dello spaccio dentro e fuori le scuole. “Confido sia occasione anche per noi adulti, in famiglia e a scuola, per raccogliere questa provocazione e ravvivare un dialogo coi ragazzi sul tema del consumo di droghe”, ha spiegato il vicesindaco. I dati raccolti dicono che sono principalmente i ragazzi in età adolescenziale ad avvicinarsi al consumo di sostanze stupefacenti e psicotrope, molto spesso per un profondo disagio sociale o personale. Informare e sensibilizzare i giovani sulla pericolosità del consumo delle droghe è uno degli strumenti che le amministrazioni possono usare per contribuire a contenere un fenomeno che negli ultimi anni risulta purtroppo in crescita. Abbiamo conosciuto in tempi non così remoti la piaga del consumo di eroina che ha devastato adolescenti e giovani. La mia generazione ricorda bene quei tempi”, ha dichiarato il vicesindaco spiegando come in quel periodo l’eroina fosse associata a forte disagio, precarietà, morte, mentre oggi questa sostanza è ritornata sul mercato con due prerogative fondamentali: il prezzo basso e la possibilità di consumarla senza ricorrere alle siringhe. “È necessario che gli adolescenti conoscano la spirale terribile e devastante che il suo consumo comporta, e che questa consapevolezza li aiuti a tenersene lontani”, ha concluso il sindaco.
Con la speranza che questa attività non sia solo uno spot ma sia l’inizio di una più seria presa di consapevolezza che scateni politiche attive per sensibilizzare e arginare un problema così complesso e diffuso.