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Appunti di Cooperazione Internazionale

Techno e Resistenza: la “Rave-olution” del Caucaso.

A cura di Roberto Memme.

E’ venerdì. Le vivide luci del tramonto mi ricordano che il weekend è appena cominciato. Sorrido e sbadiglio rilassato, mi stropiccio gli occhi.

Li chiudo per un istante.

Quando li riapro vedo giungere dall’orizzonte una strana “tribù”…sono le carovane della rave culture che si avvicinano, preannunciate in lontananza da una ruvida musica che, lentamente, prende sempre più vigore.

“Da molto lontano, il temporalesco, echeggiante e smorzato battito era simile a quello del cuore di una madre che tranquillizza un bambino nel suo ventre di acciaio, calcestruzzo e fili elettrici.”

La carovana si stabilizza e inizia i preparativi per la festa (Fonte: shockraver.free.fr)

La carovana si stabilizza e inizia i preparativi per la festa – Fonte: shockraver.free.fr

Mi guardo attorno stupefatto.

Nelle fabbriche dismesse, negli ex-capannoni e negli aeroporti abbandonati alcuni omini dai vestiti sgargianti e dalle capigliature eccentriche stanno montando estemporanei muri di casse, da cui fuoriusciranno flussi di tekno per tutta la notte.

Cala il sole e si accendono le luci.

I flussi di luci e di suoni si fondono con i corpi dei festaioli e danno vita nuova a posti dimenticati, ne rigenerano la trapassata anima tecnologica e rigettano quel tipo di futuro promesso, un tempo, da questi stessi luoghi.

“In questi spazi improvvisati, noi cerchiamo di liberarci dal peso dell’incertezza di un futuro che voi non siete stati capaci di stabilizzare e assicurarci.”

Un rave in un capannone dismesso (Fonte: shockraver.free.fr)

Un rave in un capannone dismesso – Fonte: shockraver.free.fr

You might stop the party but you can’t stop the future! Forward the revolution!Così, all’inizio degli Anni Novanta, il nomadismo della Spiral Tribe e degli altri tekno sound systems inglesi diffuse a suon di occupazioni abusive (e di non pochi problemi con le forze dell’ordine!) lo spirito libertario e libertino con cui si identificano: portatore di un’indipendenza che si distacca da qualsivoglia apparato di pensiero, giuridico, religioso e morale, e lontano persino da qualsiasi sistema di spazio e di tempo.

Quasi fosse un organismo unico, l’autonomia del movimento rave plasma un sistema dal funzionamento parallelo, interseca lo spazio dei luoghi scartati dal “nostro” sistema.  E li fa propri, per il tempo di una festa.

“Noi siamo un villaggio tribale, globale, di massa, che non dipende dalla legge fatta dall’uomo, dallo spazio e dal tempo stesso. Noi siamo un’unità. L’unità. Noi siamo stati plasmati dal suono.”

L’edonismo, il piacere e il divertimento in tutte le forme, concesse e non, donano energia nuova a tempi e luoghi dalla fortuna sepolta: qui si celebra la vita che fu, che è e che forse sarà.

Si celebra la libertà di un Uomo che vuole superare le promesse che non è riuscito a mantenere a sé stesso. Al di là di qualsiasi legge, senza sosta, fino all’alba…o almeno fino all’arrivo della polizia.

“Continuiamo ad ammassare i nostri corpi nei clubs, nei depositi e negli edifici che voi avete abbandonato e lasciato senza alcuna ragione, e gli riportiamo vita per una notte. Una vita forte, deflagrante, che pulsa, nella sua più pura, più intensa, nella più edonistica forma.”

I ravers e i muri di casse (Fonte: shockraver.free.fr)

Ravers e muri di casse – Fonte: shockraver.free.fr

Con questo spirito libero nel cuore, questi suoni addosso e queste immagini negli occhi, il mio sguardo si volge verso le pendici del Caucaso.

Vedo T’bilisi, la capitale della Georgia.

Vedo gli stabili che ospitano Bassiani e Cafè Gallery, due tra i più interessanti club underground d’Europa (ammesso che la Georgia si possa considerarne parte…).

Fino alle ultime luci del giorno Bassiani e Cafè Gallery altro non sono che i sotterranei di uno stadio di calcio dell’ex-Unione Sovietica e una qualunque sala da thè del viale principale della città. Eppure, dopo il tramonto, questi luoghi assumono un nome, un’anima e un’identità politica ben precisa: la sintesi tra lo sviluppo tecnologico e il benessere dell’Occidente, l’orgoglio della resistenza anti-assimilazionista dei popoli caucasici e l’anarchica festosità della rave culture.

L'ingresso di Bassiani nei sotteranei dello stadio della Dinamo T'bilisi (Fonte: BASSIANI - Official Facebook Page)

L’ingresso di Bassiani nei sotteranei dello stadio della Dinamo T’bilisi – Fonte: https://www.residentadvisor.net/features/2666 © Manuel Schuller, Alexander Bagration-Davidoff, Vincent Volt, via BASSIANI Official Facebook Page

Vivo un’esperienza nuova, che supera l’affascinante ambivalenza tra tradizione e modernità di cui è intrisa la città.

Entrare in luoghi come questi significa fare un passo al di fuori del percorso storico di un luogo, di una città e di chi li abita. Entrare qui significa addentrarsi in quel sistema trasversale che interseca lo spazio e il tempo, e ne cambia il significato.

Un sistema che interseca il benessere della “cultura del club” europea, l’energia ancestrale delle tradizionali danze caucasiche e, al tempo stesso, l’estemporaneità nomade del movimento tekno underground.

Un sistema che si esprime senza volere nulla in cambio: non vuole regole, non vuole e non porge promesse.

Un sistema che va oltre la superficie “viziosa” delle luci colorate e dell’eccesso sfrenato e che porta delle pretese tanto semplici quanto profonde: esalta l’Uomo. Un Uomo che vuole esistere per il solo piacere di essere, un Uomo che vuole celebrare sé stesso per il solo gusto di farlo. Un Uomo che esiste libero, libero da tutto, persino da sé stesso, da ciò che si è costruito e da come si è immaginato fino ad ora, rimettendosi in discussione nella più totale libertà di farlo.

 “Noi cerchiamo di abbandonare le nostre inibizioni, e liberarci dalle manette e dalle restrizioni che avete messo in noi per la pace del vostro pensiero.”

Cafè Gallery – Fonte: Foursquare.com

All’improvviso, la libertà della danza, l’eccesso edonistico e il piacere della festa si scontrano con la realtà.

Entra la polizia. Con un rimedio dal profumo vagamente sovietico, l’idillio libertario viene interrotto brutalmente: manganelli, arresti, tafferugli, grida. La musica si spegne, i locali dei club messi sotto sequestro. Soppressione, repressione e silenzio: la festa è finita.

Nella settimana precedente, le droghe, co-protagoniste di serate simili a T’bilisi come nel resto del mondo, hanno stroncato nel peggiore dei modi la vita di nove giovanissimi georgiani. Questo tipo di eccesso può portare alla morte.

Il dibattito sulla liberalizzazione ha raggiunto con forza il paese e si mischia inevitabilmente, come altrove, al giudizio morale sui suoi consumatori. Le retate delle forze dell’ordine erano dietro l’angolo, le droghe in questi club improvvisati non sono una affatto una novità.

“Potete odiarci. Potete ignorarci. Potete non capirci. Potete essere inconsapevoli della nostra esistenza. Possiamo solo sperare che non ci giudichiate, perché noi non vi giudicheremo mai. Non siamo criminali. Non siamo disillusi. Non siamo dipendenti dalla droga. Non siamo dei bambini inconsapevoli.

La “tribù” di Bassiani  – Fonte: georgianjournal.ge

Eppure, poco dopo vedo la “tribù” di Bassiani e degli altri club techno di T’bilisi riversarsi nelle piazze antistanti ai palazzi del governo e ballare, resistere all’unisono, giorno e notte.

Balla per abbandonare le inibizioni e le restrizioni che una minoranza sempre più massiccia della società georgiana attribuisce al passato e che non sente più come proprie.

Balla per portare tolleranza, unità e armonia sul corpo della Georgia, mutilato alla nascita dalle guerre civili.

E ancora resiste.

Balla per rompere le manette del proprio avvenire, colpevole di celebrare quel futuro che il conservatorismo del presente non è capace di tollerare.

Solo la società georgiana potrà scegliere quale tipo di futuro dare a quei luoghi strappati con grande fatica dalle grinfie storiche dell’era sovietica e riappropriati da chi li vive quotidianamente. Trovare l’equilibro tra le diverse anime del paese sarà la pista da ballo delle sfide politiche dei prossimi anni.

Eppure, mentre il paese scopre la sua ennesima faglia interna sul tema delle libertà, la “tribù della notte” balla, lotta e resiste.

Unita.

Lo slogan della protesta – © Bassiani via Soundcloud

Mi sveglio di soprassalto. È l’alba, è già lunedì.

Le piazze di T’bilisi si svuotano: un altro weekend è terminato, un’altra notte è passata.

“Fino a quando il sole sorgerà per bruciare i nostri occhi rivelando la realtà del mondo che avete creato per noi, noi balleremo fieramente con i nostri fratelli e sorelle, celebrando la nostra vita, la nostra cultura, e i valori in cui più crediamo: pace, amore, libertà, tolleranza, unità, armonia, espressione, responsabilità e rispetto. Il nostro nemico è l’ignoranza. La nostra arma l’informazione. Il nostro crimine è violare e sfidare qualsiasi legge che voi sentite aver bisogno di utilizzare per porre fine all’atto di celebrare la nostra esistenza.” (WorldWide Raver’s Manifesto)


Nella notte tra il 12 e il 13 maggio 2018 le forze dell’ordine di T’bilisi sono intervenute a Bassiani, Cafè Gallery e in altri club della città, ufficialmente per un gigantesco raid anti-droga, hanno portato all’arresto di circa 50 persone e al sequestro dei locali. La notte stessa i ravers si sono riversati nelle strade ed hanno iniziato una protesta che, a tutto volume, si è protratta ininterrottamente per alcuni giorni. Le richieste dei manifestanti sono state il diritto a vivere la notte e la festa senza limitazioni alla propria libertà personale, la legalizzazione delle droghe leggere e il diritto all’autodeterminazione dello spazio e del tempo libero del cittadino all’interno della propria città, oltre che del suo codice morale. Gli scontri con i contro-manifestanti della destra ultra-conservatrice, scesi in piazza anch’essi nelle ore successive, hanno fatto temere il presidente georgiano Giorgi Margvelashvili per lo scoppio di un’altra guerra civile nel paese.

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Questa voce è stata pubblicata il 6 luglio 2018 da in Asia, Caucaso, Movimenti culturali, Movimenti sociali con tag , , , , .
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