A cura di Stefano Remuzzi
Forse nessuno, o comunque poche persone, sanno che a Bergamo esiste una Rete per la Pace.
Una volta letta questa prima riga possiamo già preoccuparci di capire da chi è composta, che cosa fa e quale è il suo ruolo all’interno del contesto cittadino e provinciale.
La Rete della Pace di Bergamo è legata alla Rete della Pace Nazionale che da tempo si schiera a favore di una pace attiva e una sensibilizzazione particolare sui i temi legati ai conflitti, e alla risoluzione degli stessi.
La Rete della Pace di Bergamo replica questo modello inserendolo nel contesto bergamasco e modellandolo in base alle esigenze e specificità del territorio. Membri della Rete sono tutti quegli enti e associazioni che, in un modo o nell’altro, hanno a che fare con la tematica della pace e con la promozione della stessa in ogni senso possibile.
Come responsabile dello sviluppo dei progetti e dei legami con il territorio per l’ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro ne faccio parte da circa un anno e mezzo.
Presente sul territorio e appoggiata appieno dalle istituzioni comunali, come il Coordinamento degli Enti Locali per la Pace, la Rete ha portato avanti alcune proposte significative e proprio in questi mesi sta proponendo alcune iniziative concentrate sulla sensibilizzazione del conflitto siriano.
Chi è passato dalla stazione di Bergamo lo scorso 18 maggio potrebbe essere incappato in rumori di spari e allarmi che hanno letteralmente messo Bergamo sotto attacco. Insieme ai suoni di guerra venivano consegnate cartoline raffiguranti Aleppo prima e dopo la guerra.
Cartolina Rete della Pace di Bergamo consegnata durante l’evento del 18 maggio 2018
Questa era una delle prime azioni legate al conflitto siriano e ci stiamo organizzando per nuove iniziative per il mese di settembre.
Le azioni della Rete non hanno solamente un valore simbolico ma entrano nel quotidiano e nel vissuto delle persone.
Prima delle elezioni di marzo un documento siglato “Rete della Pace” dal titolo #portalapace è stato inviato a tutte le segreterie dei partiti e ai parlamentari e candidati di Bergamo e provincia.
Nel documento venivano messe in luce alcune questioni che secondo la Rete sono di fondamentale importanza e che non sarebbero dovute passare inosservate tra i candidati: la questione degli armamenti, quella delle migrazioni e l’utilizzo di un linguaggio non violento in campagna elettorale. Ci sono stati politici che hanno firmato e sottoscritto il documento. Altri no.
Promotrice di iniziative come “lontano presente”, “lo spirito del pianeta”, “la giornata mondiale del rifugiato” e altro, la Rete vuole essere un corpo aperto a tutti, capace di promuovere, senza inventare per forza qualcosa di nuovo, ma forte nell’essere anche solo “cassa di risonanza” per le numerose, ma spesso troppo nascoste e frazionate iniziative sulla pace che il territorio promuove.
L’obiettivo è quello di mettere i cittadini nella posizione di poter scegliere da che parte stare, dalla parte dell’odio, dell’intolleranza, dalla parte dei muri e degli scontri o dalla parte del dialogo, dell’incontro e dello scambio; dalla parte del cambiamento vero e non di quello solamente proclamato ad alta voce e vociferato nei grandi luoghi del potere.
Perché se veramente si vuole cambiare è dal basso che bisogna partire, dal vissuto quotidiano e dalle piccole azioni di pace.
La Rete ci crede e con fatica ma tenacia sta portando avanti un pezzettino importante per la costruzione di qualcosa di diverso e di nuovo. Per farlo ha bisogno di forze e di pensieri che possano muovere un corpo affaticato perché controcorrente ma pieno di energie per un nuovo futuro.
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