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Appunti di Cooperazione Internazionale

Il consumo di informazione on-line

A cura di Carlo Riva

Navigando su internet, mi sono imbattuto nel “Rapporto sul consumo di informazione” realizzato da AGCOM “Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni” relativo all’anno 2017. Questo documento descrive il sistema dell’informazione nel nostro Paese. Visto la natura del blog, ho voluto riprendere alcuni spunti e dati legati al consumo d’informazione online.

Ragazzo davanti a scaffali pieni di libri

Fonte: Google Immagini

Sempre più cittadini italiani si affidano al web per costruire una propria opinione informata. Attraverso internet cercano informazioni. Il web è utilizzato dal 26,3% della popolazione italiana. Rappresenta per frequenza di accesso la seconda fonte d’informazione. Il primo posto è occupato stabilmente dalla televisione. Per di più, il web per le giovani generazione è il mezzo principale e più della metà di essi utilizzano i social network per informarsi (55,8%).

Spulciando il rapporto, ho notato alcuni aspetti legati all’informazioni online su cui ho voluto soffermarmi.
Un primo aspetto riguarda i nuovi formati per le notizie. Con lo sviluppo di Internet sono “nati” nuovi formati. Ad esempio, basti pensare alla crescita esponenziale che hanno avuto i video. Il rapporto però, pone l’attenzione su un aspetto. Infatti, si potrebbe generare una sorta di confusione nel consumo d’informazione, ovvero l’utente potrebbe non essere in grado di indicare una “priorità” alle informazioni. Potrebbe confondere le cosiddette hard news (notizie di attualità, politica, cronaca) con le soft news (ad esempio quelle relative al gossip).

Un’altra riflessione si riferisce all’accesso all’informazione nel mondo web. Si parla delle cosiddette fonti informative che rispondo alla domanda “Da dove proviene l’informazione?” Le fonti sono state suddivise in editoriali ed algoritmiche. Rientrano nella prima categoria, i siti web e le applicazioni di tv, quotidiani, riviste, periodici nazionali e locali. Invece, le fonti algoritmiche sono sottosistemi logici, basati su funzioni matematiche, che filtrano le notizie e le mostrano agli utenti secondo un ordine, generalmente personalizzato, basato su particolari criteri (ad esempio la materia trattata, l’orientamento). All’interno di questa categoria si trovano i social network, i motori di ricerca e gli aggregatori di notizie.
I nostri concittadini preferiscono affidarsi alle fonti algoritmiche. Infatti, sono utilizzate da più della metà degli italiani (54,5%). Per di più, i motori di ricerca ed i social network rappresentano statisticamente rispettivamente la terza e la quarta fonte informativa, considerando tutta la totalità dei mezzi di comunicazione (giornali, televisioni).

In virtù di questo dato, è stato interessante confrontare le motivazioni che spingono una persona a documentarsi mediante una fonte piuttosto che un’altra.
Nel caso di fonti editoriali, il soggetto ha un intento diretto di reperire le informazioni proprio da quel determinato sito. Si fida della reputazione degli editori. Reputazione che per gli editori tradizionali, è costruita attorno a storici marchi informativi.
Nel caso di fonti algoritmiche, considerando la grande quantità d’informazione e la frammentazione dei contenuti (articoli, commenti, video, post…), le piattaforme digitali sono una specie di intermediari, ovvero consentono all’individuo di accedere all’informazione. L’accesso però, potrebbe essere anche frutto dell’incidentalità o della casualità della scoperta della notizia. In questi casi, ci potrebbe essere il rischio di non avere una piena consapevolezza della natura e della provenienza dell’informazione. Pericolo strettamente connesso ad una minore affidabilità dell’informazione percepita dalle persone. Infatti, stando sempre al rapporto, i social network sono ritenuti affidabili o molto affidabili da meno del 24% di chi li consulta per reperirvi informazioni. Questa scarsa affidabilità è dovuta anche al fenomeno delle fake news. In un contesto disintermediato di esposizione all’informazione, si sono sviluppati fenomeni relativi alla diffusione di false notizie con conseguente riduzione della percezione dell’affidabilità delle informazioni.

Fonte: Google Immagini

Un ulteriore spunto riguarda la fruizione dell’informazione guidata da un processo automatizzato. Quando si cercano informazioni attraverso delle piattaforme digitali, sono gli algoritmi a stabilire automaticamente la prioritizzazione dei contenuti mostrati che generalmente non contemplano aspetti come la credibilità, la qualità giornalistica, la rilevanza in termini di pubblico interesse del contenuto. Gli algoritmi sono costruiti sulla base di meccanismi di aggiornamento automatici e di criteri predeterminati. Solitamente, suggeriscono informazioni basate sulla somiglianza dei contenuti trattati, la valorizzazione dei post di amici, le loro reazioni, le condivisioni o i commenti.

Le fonti algoritmiche hanno consentito nuovi accessi. Ad esempio, i social network hanno facilitato notevolmente l’ingresso nel mondo dell’informazione di fonti “estranee”. Basti pensare ai blog (come il nostro), oppure alle pagine web, agli account di informazione non professionali, alle pagine satiriche, ai post degli utenti comuni che sono entrati all’interno del panorama informativo. Questi mezzi hanno ampliato notevolmente le quantità di informazioni accessibili. In questo contesto sterminato, la ricerca, l’approfondimento da parte dell’utente e l’accuratezza delle notizie sono le migliori soluzioni possibili.

Un commento su “Il consumo di informazione on-line

  1. Stefano
    18 Maggio 2018

    Ottimo articolo.

    "Mi piace"

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Questa voce è stata pubblicata il 18 Maggio 2018 da in Senza categoria con tag , , , , .
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