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Appunti di Cooperazione Internazionale

La linea diretta che collega il sultano Erdoğan al 2023

A cura di Nicola Ghilardi

In questo articolo tornerò a parlare delle evoluzioni nei rapporti tra Unione europea e Turchia, argomento che necessita a mio parere di un aggiornamento data la recente visita a Roma del “sultano” Recep Tayyip Erdoğan e il successivo blocco perpetrato dalla marina militare turca alla piattaforma petrolifera italiana Saipem 12000 diretta verso acque di competenza economica esclusiva cipriota. Per comprendere meglio chi è Erdoğan e il ruolo da global-player che la Turchia sta assumendo nella sua area di influenza, vi rimando a miei due precedenti articoli.

http://www.duzceyerelhaber.com/Hasan-CEMAL/16063-Erdoganin-medyadaki-golgesi-Gezi-Parkinda-haberciligi-acikli-hale-getirdi

 L’evoluzione di Erdoğan.

Facendo un breve riassunto: l’ex sindaco di Istanbul è alla guida del Paese dal 2003, diventa Presidente della Repubblica turca nel 2014 e rafforza definitivamente i suoi poteri dopo il mancato colpo di stato gulenista del 2016. Ad inizio duemila, la politica propagandata dal partito del premier turco (Akp) veniva reputata idonea a consentire una riforma nazionale volta all’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Tuttavia, da un’analisi degli ultimi 5 anni si può notare come il Paese abbia abbandonato (già da un po’) la politica estera del “buon vicinato” (imposta dagli Usa durante la Guerra fredda) e intrapreso una strategia da global-player a 360 gradi. La strategia “neo-ottomana” prevede la creazione di un’area di influenza economico-culturale a cavallo tra la macro area mediterranea e quella mediorientale; la classe dirigente che guida questo “ritorno alle origini ottomane” ha una visione ben chiara di chi siano i turchi e di quale ruolo debbano ricoprire nella storia del mondo. Tutto quello che ha comportato il kemalismo è visto come il risultato di un compromesso storico determinato da una sconfitta e da una perdita di influenza. L’ascesa dell’Islam politico, l’eclissarsi dei kemalisti e l’applicazione delle riforme economiche ha permesso al sultano di consolidare il suo consenso e la ricchezza nazionale. Giocando una partita aperta su più fronti, la Turchia è tornata a scontrarsi con i suoi storici nemici per il controllo dell’area: Russia, Iran, Arabia Saudita ed lsraele. Il predominio militare del territorio e delle zone di guerra mediorientali permette alla Turchia di gestire e “negoziare” il livello del flusso migratorio diretto verso l’Europa. Erdoğan non è “solamente” un leader politico ma rappresenta qualcosa di più, difatti il primo ospite che invitò a visitare il suo nuovo palazzo presidenziale ad Ankara fu Papa Francesco nel 2014.

 

http://images2.corriereobjects.it/methode_image/2014/11/28/Esteri/Foto%20Gallery/2014-11-28T133058Z_464078225_LR1EABS11JB5W_RTRMADP_3_POPE-TURKEY.jpg

 Papa Francesco in visita ufficiale ad Ankara nel 2014.

In risposta alle dichiarazioni di Trump pronunciate a dicembre 2017, il sultano si è sollevato a paladino della cultura islamica parlando direttamente al capo della chiesa romana riconoscendo Gerusalemme come capitale della Palestina:

«Dopo la dichiarazione di Trump, contraria alla legge internazionale, ci siamo parlati. Voglio ringraziarlo per quella nostra telefonata su Gerusalemme, in seguito alla quale Papa Francesco non ha perso tempo e ha diffuso a tutto il mondo cristiano un giusto messaggio. Perché Gerusalemme non è una questione solo dei musulmani. Entrambi siamo per la difesa dello status quo e abbiamo la volontà di tutelarlo. Nessuna nazione ha il diritto di adottare passi unilaterali e ignorare la legge internazionale su una questione che interessa a miliardi di persone. Per questo l’Assemblea Generale dell’Onu il 21 dicembre 2017 ha definito illegale la decisione Usa. Sono felice che anche l’Italia l’abbia votata.», «In Medio Oriente le diverse fedi hanno convissuto pacificamente fianco a fianco per secoli. La situazione si è deteriorata a causa di interventi esterni, ideologie estremiste e conflitti causati da terroristi come Isis e Al Qaeda. Il terrore in Medio Oriente non nuoce solo ai cristiani ma anche ai musulmani. Il maggior numero di vittime di Isis sono musulmane».

A mio parere è importante sottolineare come Erdoğan punti a rappresentare la Fratellanza Musulmana sunnita in contrasto sia con la fede sciita iraniana che con la realtà sunnita ma di ispirazione salafita dell’Arabia Saudita. La Turchia e i suoi rappresentanti assumono ruoli e comportamenti diversi in base alle circostanze: nei summit con paesi ex membri dell’Impero ottomano si pongono come diretti eredi della cultura ottomana ergendosi a portavoce dei valori islamici; diversamente con i partner occidentali si proclamano vettori di modernità e progresso economico.

 

Mappa politica di Cipro. Zone di sfruttamento minerario esclusivo cipriota.

Per concludere, quello che è avvenuto pochi giorni fa dopo la visita a Roma del sultano è una dimostrazione di forza alla quale non si è più abituati in Italia. Il Presidente turco dopo aver espresso forti dubbi sulla legittimità delle operazioni di ricerca petrolifera è riuscito a sospendere le attività della piattaforma Saipem dichiarando in corso delle esercitazioni della marina militare. Nell’ottica “neo-ottomana” l’azione non rappresenta un attacco diretto all’Italia ma una presa di potere nell’area individuata dai turchi per gli interessi del popolo turco. Erdoğan lamenta la mancata stipulazione di accordi economici con la Repubblica turca di Cipro (paese riconosciuto dal 1974 solamente dalla Turchia) in tema di individuazione e sfruttamento di giacimenti energetici in acque territoriali cipriote. Secondo la sua logica, Grecia e Cipro stanno approfittando del fatto che l’attenzione della Turchia è rivolta alle operazioni poste in essere in Siria per appropriarsi di ricchezze energetiche presenti nell’area di competenza turca, ricordando che storicamente non è la prima volta che subiscono degli affronti del genere.

Le società energetiche che si trovano coinvolte in passi irresponsabili intrapresi dalla parte greco-cipriota non troveranno comprensione” e “perderanno l’amicizia della Turchia“, rende noto colui che punta ad essere ricordato come il rifondatore della patria nell’anno del centenario della Repubblica di Ataturk (2023).

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