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Appunti di Cooperazione Internazionale

L’Italia del Giro. 1948-2018

A cura di Stefano Remuzzi 

L’anno prossimo lo Stato di Israele festeggerà i 70 anni dalla sua costituzione.

La nascita delle Stato di Israele coincide, per chi non lo sapesse, con la “Nakba” tradotto dall’arabo con catastrofe, cataclisma, disastro.

700.000 arabi palestinesi durante la guerra civile tra il 1947 e il 1948 e durante la guerra arabo-israeliana furono costretti a lasciare le proprie case e le proprie terre senza mai aver avuto più alcun diritto su qualcosa che a loro apparteneva e, mi viene da dire, appartiene.

In questi 70 anni nulla è cambiato. Il popolo palestinese vive ogni giorno represso, offeso, schernito, senza più alcuna terra da coltivare e luogo dove vivere in pace. Costretto a fuggire nella sua stessa terra, profugo a casa sua. Bombardato e, quando non lo è, costretto a vivere la sua vita tra muri e check-point che separano famiglie intere.

Non voglio dilungarmi sulle azioni politiche e militari intraprese da Israele in questi 70 anni e non voglio nemmeno appoggiare reazioni violente dall’altra parte.

Sono appassionato di ciclismo e specialmente del Giro. Da anni nel mese di maggio cerco di trovare qualche ora durante la mia giornata lavorativa per trovarmi con i miei amici e guardare qualche tappa, soprattutto quelle belle, quelle delle nostre montagne. E’ un momento speciale dove giovani italiani, forse per una volta, si sentono fieri di essere italiani, perché il giro è un po’ la bella Italia, l’Italia che piace a noi, appassionata, aggregativa, leggera e vivace, l’Italia che pedala con lo sguardo in avanti.

Lo sport non è politica ma è intriso di storia, fa la storia, e verrà ricordato, come la storia. Soprattutto il Giro d’Italia. Siamo consapevoli che la decisione di far partire il giro da Israele per festeggiare i suoi 70 anni di storia, o per interessi puramente economici, o per un omaggio alle coraggiosissime azioni di Bartali, non potrà essere revocata per queste semplici parole.

Ma noi, o almeno parte di noi, giovani italiani, perderemo un po’ di quello spirito di magia e di passione che per un mese ci fa ritornare bambini perché lo sport è divertimento sì, ma è anche correttezza, è lealtà, è fiducia, è vita. Come la vita di chi, in questi 70 lunghi anni e ancora chissà per quanti, dovrà sopportare l’ira e la violenza di una classe politica a cui noi, complici, concediamo, anche solo per poco tempo la Nostra Italia. L’Italia del Giro.

Credits: Stefano Remuzzi

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Questa voce è stata pubblicata il 1 dicembre 2017 da in diritti umani, Sport (dimensioni internazionali) con tag , , , , .
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