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Appunti di Cooperazione Internazionale

G7 di Taormina: quali risultati?

A cura di Laura Cicirata

Dopo che Luca Martinengo, con l’ultimo articolo, ci ha illustrato brillantemente le origini, la composizione e l’obiettivo del G7, non ci resta che approfondire le tematiche che sono state affrontate dai “grandi della Terra”.

C’è chi come Angela Merkel l’ha definito “molto insoddisfacente” e chi come Paolo Gentiloni lo ha considerato “il G7 più significativo degli ultima anni”. Ma entriamo più nel dettaglio.

Sono stati toccati diversi temi, tra i quali troviamo: il cambiamento climatico, la lotta al terrorismo, il rifiuto del protezionismo ma anche le sanzioni alla Russia e alla Corea del Nord, gli investimenti nel continente africano e la cooperazione europea e mondiale.

Su quasi tutti i giornali (nazionali e esteri) è balzato subito all’occhio lo scontro non troppo velato tra Angela Merkel e Donald Trump in merito al tema del cambiamento climatico: le politiche adottate dal presidente statunitense negli ultimi mesi vanno verso una direzione molto chiara, quella del via libera ad un potenziamento dell’utilizzo di energie fossili e quindi una completa indifferenza rispetto al problema dell’inquinamento e del surriscaldamento globale.

Inoltre, proprio il tycoon americano ha mantenuto un grado di suspance non indifferente riguardo alla possibilità o meno di mantenere gli Stati Uniti all’interno degli accordi di Parigi, decisione che, ha comunicato con un tweet poco prima dell’ultimo incontro con gli altri membri del tavolo, prenderà nei prossimi giorni. Emmanuel Macron ha fatto un esercizio di ottimismo affermando che “Trump può ancora essere convinto a rispettare gli accordi di Parigi”, si tratta solo di capire come.

Angela Merkel soprannominata sin dai tempi di George W. Bush e del G8 di Heiligendamm di dieci anni fa, “Klimakanzlerin”, cancelliera del clima, resta determinata a riproporre il tema climatico al ‘suo” G20 di Amburgo, a luglio e su questo fronte si è mostrata fortemente dubbiosa sulla possibilità di trovare una coolaborazione con gli Stati Uniti.

Anche in merito al protezionismo e altre politiche economiche scorrette che danneggerebbero il libero scambio ci sono stati attriti tra Germania e Stati Uniti. E’ tornato l’impegno dei Sette Grandi a “combattere il protezionismo”, insieme a quello di “mantenere aperti i nostri mercati”. Nel comunicato finale, dopo un lungo braccio di ferro tra i partecipanti, è stata riaffermata la volontà di mantenere la promessa di una lotta al protezionismo. Anche in questo caso chi si è opposto con più forza, questa volta uscendone leggermente sconfitto sotto la spinta della Merkel, è stato ancora Donald Trump.

In merito all’immigrazione, argomento molto caro all’Unione Europea e in modo particolare all’Italia, i leader del G7 “riaffermano il diritto sovrano degli Stati, individualmente e collettivamente, a controllare i loro confini e a stabilire politiche nel loro interesse nazionale e per la sicurezza nazionale”. In sostanza, parrebbe che nemmeno questa volta lo spirito di unione e la volontà politica di trovare soluzioni condivise e unitarie siano riusciti a sconfiggere gli egoismi nazionali che da decenni bloccano il processo di reale unificazione europeo, soprattutto sul fronte dell’accoglienza e dell’integrazione.

Tavolo G7 Taormina – Via Web

Il premier italiano e la cancelliera tedesca si sono mostrati convinti sostenitori di una politica di prevenzione e di sostegno dei Paesi di origine dei migranti che giungono nei Paesi Europei. Non a caso, in quest’anno di concomitanza di presidenza tedesca del G20 e italiana del G7, l’Africa è diventato un tema centrale. E nella dichiarazione finale c’è l’accenno agli investimenti in Africa, che sono “un importante strumento per spingere gli investimenti nel continente”. Per Gentiloni “il messaggio importante è che il G20 si concentrerà più sull’attrazione degli investimenti. Quello che conta è che l’Africa sia ancora al centro delle nostre agende”.

Resta da chiedersi quando e come questo “progetto di prevenzione” potrà avere luogo, dal momento che i “grandi leader” non sembrano avere la minima intenzione di sostituire la lotta armata e il pugno duro contro il terrorismo in favore di una politica che miri davvero ad un’integrazione attenta e organizzata dei flussi migratori, nonché a trovare una soluzione che metta da parte le mire espansionistiche post coloniali che si manifestano in conflitti quali quello siriano e non sembrano cedere nemmeno di fronte alla richieste dall’opinione pubblica locale e occidentale di trovare soluzioni attuabili e concrete.

Sicuramente a questo proposito, non sono di buon auspicio le parole che il presidente degli Stati Uniti, dopo aver lasciato anticipatamente il summit (così come Angela Merkel e Theresa May, quest’ultima per motivi istituzionali) ha pronunciato durante l’incontro con i soldati americani nella base militare di Sigonella: “Siete nel crocevia del Mediterraneo per far fronte alla minaccia di straordinaria violenza che regna in Africa settentrionale e in Medio Oriente. Abbiamo spianato la strada a una nuova era di cooperazione tra i paesi del mondo per sconfiggere il nostro nemico comune, il terrorismo. Per questo ho voluto concludere questo mio viaggio a Sigonella. Avrete sempre il mio sostegno. Noi vogliamo la pace attraverso la forza. Avremo molta forza, ma anche molta pace. Noi Paesi civilizzati ridurremo in polvere il terrorismo”.

Sembrano le parole di Geogre W. Bush all’indomani del 11 settembre 2001 e invece, sedici anni dopo, pare che nulla sia cambiato, ma che al contrario, i fallimenti della guerra in Iraq, i bombardamenti incessanti in Afghanistan, i nuovi conflitti in nord Africa e nel vicino oriente non abbiano insegnato nulla. Sembra che nessuno voglia davvero vedere la realtà del terrorismo per quella che è: una fenice che continua a rinascere dalle polveri da sparo lasciate sul campo a raffreddare, pronta a vendicare le morti precedenti e ingiuste di Paesi stanchi di vedersi togliere il futuro di cui hanno bisogno.

Concludendo, dopo aver velocemente accennato alle principali tematiche emerse da questo G7 appena terminato, resta da chiedersi chi tra l’insoddisfatta Angela Merkel, l’ottimista Macron, il positivo Gentiloni e il negligente Trump sia riuscito a dare un quadro il più realistico possibile di questo summit.

La sensazione, ma è solo una sensazione, il lettore non me ne voglia, è che anche in questo caso il G7 sia stato un palcoscenico lastricato di buone intenzioni, immagini benevole e sguardi curiosi, ma che di fatto lasci ampio spazio a manovre e risposte opposte a quelle auspicate.

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Questa voce è stata pubblicata il 3 giugno 2017 da in Geopolitica, Sostenibilità con tag , , , , , .
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