La fine di un Comunista. Josip Broz Tito: 7 maggio 1892- 4 maggio 1980
A cura di Martina Ramponi
Da quando la Iugoslavia si è disgregata la figura di Tito, che ne fu il dittatore per trentacinque anni, appare ancora più grande di quello che non fosse in vita. Fu il suo genio militare a concludere vittoriosamente il conflitto dei partigiani croati e serbi contro la Germania di Hitler; fu la sua perizia diplomatica che impedì all’Unione Sovietica di inghiottire il paese, cosa che sembrava inevitabile dopo la seconda guerra mondiale; fu la sua personalità carismatica a tenere insieme le tante popolazioni, diverse per religione e per etnia e in gran parte ostili le une alle altre, che costituivano la federazione Iugoslava.

Tito in uniforme
Tito morì all’apice della sua carriera politica. Il primo gennaio del 1980 Tito partecipò al tradizionale pranzo con i membri del Comitato Centrale della Lega dei comunisti e pronunciò il consueto discorso televisivo alla nazione. Pareva in ottima salute e di buon umore, ma due giorni dopo entrò in una clinica del Paese per un controllo alla gamba sinistra, affetta da infiammazione. Fu dimesso dopo quarantotto ore ma i medici, non soddisfatti delle sue condizioni, avevano deciso di operarlo alla gamba. La mattina del 12 gennaio presiedette ad una riunione e poi entrò in quella clinica che non avrebbe più lasciato da vivo. L’operazione ebbe luogo il giorno successivo ma non fu risolutiva e i medici dovettero procedere all’amputazione per evitare che si sviluppasse una cancrena. L’intervento fu effettuato il 20 gennaio e il 23 gennaio Tito sembrò essere ritornato in forma; ma a metà febbraio manifestò problemi ai reni e, oltre ad essere affetto da polmonite, soffriva di problemi cardiaci ed emorragie interne. Le sue condizioni peggiorarono in breve tempo e fu trasferito nella zona di cure intensive. Il 3 maggio si registrò un breve miglioramento ma, alle ore 17, tre giorni prima del suo ottantesimo compleanno, la televisione annunciò la sua morte.
Il 7 maggio 1980, dagli aerei che atterravano all’aeroporto di Belgrado, scesero personaggio politici provenienti da tutto il mondo. Venivano ad assistere al funerale del presidente della Iugoslavia, Josip Broz Tito. Il 7 maggio avrebbe compiuto ottantotto anni: la sua data di nascita era il 7 maggio 1892.

Funerali di Tito, 100 delegati di partito,150 leader di stati provenienti da tutto il mondo, 9 maggio 1980.
Mai prima di allora tanti leader mondiali avevano partecipato ad un funerale; erano presenti quattro re, trentuno presidenti, sei principi, ventidue primi ministri e quarantasette ministri degli esteri, provenienti da centoventotto nazioni di ogni parte del mondo, da entrambi gli schieramenti coinvolti nella Guerra Fredda e dai paesi non allineati.
Tito era l’ultimo grande leader alleati della seconda guerra mondiale. La Guerra Fredda durava da oltre trentanni e nel 1980 i rapporti tra est e ovest vivevano il loro momento peggiore. Nel 1979, l’esercito sovietico aveva invaso l’Afghanistan, in appoggio ad una fazione del governo comunista di quel Paese. Gli Stati Uniti e i loro alleati si allarmarono vedendo l’esercito sovietico avvicinarsi al Mar Rosso e ai giacimenti petroliferi del Medio Oriente e inviarono armi ai combattenti islamici impegnati nella guerriglia con i sovietici.
La salma di Tito fu trasportata su un treno speciale dal Lubiana a Belgrado. Fu un viaggio di otto ore, durante le quali tutta la Iugoslavia si astenne dal lavoro mentre il treno attraversava la campagna slovena, serba e croata. A Belgrado una grande folla si radunò nella strade per veder passare il carro funebre diretto dalla stazione centrale alla sede dell’Assemblea Federale dove la bara sarebbe rimasta esposta per quarantotto ore al pubblico. Migliaia di persone andarono a salutarlo per l’ultima volta.

La salma di Tito
L’intera nazione lo pianse. Il giorno del funerale migliaia persone si riversarono per strada e la funzione fu seguita da milioni di spettatori in Iugoslavia e in cinquantotto paesi stranieri. Prima della sua morte Tito aveva discusso a lungo sul luogo di sepoltura e aveva scelto infine Belgrado, capitale della Iugoslavia, dove aveva preso le più importanti decisioni per il paese nei suoi trentacinque anni di governo. La tomba era stata allestita nel palazzo dei Fiori nella proprietà della residenza ufficiale.

La tomba del maresciallo Tito all’interno del mausoleo a Belgrado.
Fu un funerale laico senza nessuna cerimonia religiosa, un funerale comunista, la conclusione più appropriata per un uomo che era stato un comunista convinto fin dal suo ingresso nel partito a ventotto anni. Prima semplice iscritto, poi membro della commissione interna in Croazia, attivista a pieno nel movimento clandestino iugoslavo, nelle prigioni di re Alessandro e a Mosca nel momento culminante delle purghe staliniane; leader della resistenza nazionale iugoslava contro l’invasore tedesco, poi dittatore di uno stato poliziesco repressivo, ribelle che sfidò Stalin e liberò la Iugoslavia dalla dominazione russa e infine anziano statista leader dei paesi non alleati che ai due protagonisti della guerra fredda predicava i vantaggi della convivenza pacifica tra capitalismo e comunismo. Tito fu prima di tutto un comunista impegnato nel trionfo del comunismo nel suo Paese e in tutto il mondo. Negli anni le sue strategie erano cambiate ma non la sua devozione al comunismo.
Nel 1945 Tito sapeva già quanto fosse precaria l’unità; in un discorso pronunciato ai suoi compatrioti aveva detto “che cosa sarebbe avvenuto se non avessero prevalso i partigiani? Ci troveremmo nel caos più tremendo, in una guerra fratricida, in un luogo che non sarebbe più la Iugoslavia, ma un gruppo di staterelli in guerra l’uno con l’altro per la distruzione reciproca”. Parole che oggi suona profetiche. Tito morì all’apice del potere inconsapevole che in pochi anni il suo impero sarebbe crollato, inghiottito dal caos, dall’anarchia e dalla guerra civile.
Bibliografia
Jasper, Ridley. 1994. Tito. Genio e fallimento di un dittatore. Milano,Mondadori Editore.
Auty, Phyllis. 1970. Tito: A Biography. New York: McGraw-Hill.
West, Richard. 1994. Tito and the Rise and Fall of Yugoslavia. New York: Carroll and Graff.
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