A cura di Carlo Riva
Il punto di partenza del mio ragionamento è la “Dichiarazione universale dei diritti umani“ che espone il concetto di libertà di espressione. In particolare l’articolo 19 riporta:
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”
Guardando la nostra Costituzione, l’articolo 21 afferma:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”
In pratica, è grazie alla libertà di espressione che ogni cittadino può esprimere liberamente il proprio parere, le proprie idee, le proprie convinzioni. Ma questo è effettivamente possibile? Qualche dubbio sorge spontaneo.
via google immagini
In primis ci potrebbe essere un problema di comprensione. Per agevolare si dovrebbe utilizzare una lingua comune a tutti. Oltre alle lingue tradizionali più diffuse, carina ed “inusuale” è la lingua Esperanto, nata nel 1887 per merito del medico polacco Ludovico Lazzaro Zamenhof. Riprendo dal sito italiano di presentazione: “La sua finalità non è quella di sostituire le lingue nazionali ma si propone di fornire uno strumento agevole e non discriminatorio per la comprensione reciproca a livello internazionale” . La sua peculiarità è “grazie ad un razionale e facilmente memorizzabile sistema di radici, prefissi e suffissi e la possibilità di creare parole composte che “descrivano” un determinato concetto, si raggiunge partendo da un numero abbastanza ridotto di radici, un tesoro lessicale”
Dizionario di lingua esperanto di Umberto Broccatelli , Nino Vessella
Un altro ostacolo sono le situazioni particolari. Ad esempio basti pensare a regimi dittatoriali dove l’individuo è costretto a limitarsi nel manifestare le proprie idee per motivi politici, culturali, religiosi….. ma in regimi, che possiamo considerare democratici, è davvero libero di esprimersi? quali sono i limiti alla libertà di espressione concepita senza limiti? E’ giusto porre dei limiti?
Riflettendoci a me verrebbero in mente delle limitazioni di fronte alle quali anche il diritto della libertà di espressione può essere circoscritto. Ad esempio: il buon costume, l’etica, la morale pubblica, la dignità, la riservatezza della persona, l’ordine pubblico, la riservatezza dello Stato.
Due casi emblematici pongo una marea di riflessioni. L’attentato terroristico avvenuto il 7 gennaio 2015 presso la redazione del giornale Charlie Hebdo. Il motivo dell’attacco è stata la pubblicazione di alcune vignette satiriche considerate offensive diffuse dal giornale riguardanti il profeta Maometto.
Anche la vignetta, pubblicata sempre da Charlie Hebdo, che comprime i cadaveri dei terremotati di Amatrice pone delle serie valutazioni.
E’ giusto accettare dei “limiti” associati al concetto di libertà di espressione?
La domanda è complessa ma credo che quantomeno si dovrebbe discutere se è il caso che l’opinione pubblica, i media, la società, i politici, gli intellettuali debbano porre dei nuovi limiti alla libertà di espressione. Limiti tenendo in considerazione non solo il tradizionale concetto del rispetto delle convinzioni religiose altrui, ma anche ragioni di ordine pubblico e di sicurezza nazionale.
Domande tutte legittime e molte sono condivisibili, però non si può parlare di ‘libertà di espressione’ se ci sono delle limitazioni. Forse è altrettanto importante porre l’attenzione sull’EDUCAZIONE ALLA LIBERTA’, che è un aspetto pedagogico e non impositivo e, secondo me, più efficace.
Come esperantista ‘doc’ vedo una stretta connessione tra il valore della LIBERTA’ e quello della NEUTRALITA’ (ne ho parlato proprio alcuni mesi fa su: https://lingvovojo.wordpress.com/2017/08/16/la-koncepto-pri-neutraleco/ se può interessare; l’articolo è bilingue espernato-italiano)
Buon proseguimento su questi temi
"Mi piace""Mi piace"