A cura di Giulia Tamagni
“Durante una pausa, Paul mi chiese cosa mi avesse spinto fin lì (sul Monte Kenya), dato che ero vistosamente alle prime armi. Gli raccontai di Benuzzi, dell’evasione del ’43, del libro da scrivere. […]. Paul rifletté un momento, poi disse: – Not many people would do what you’re doin’ now -. Mi raccontò che i turisti danarosi si facevano portare dalla costa in elicottero, pescavano trote nel lago Rutundu e ripartivano soddisfatti, senza aver visto niente né conosciuto nessuno. Tutto impacchettato, massimo comfort, massima distanza dalla realtà. Sì, e scommetto che sono italiani, pensai. Andare a piedi? Dormire in baracche puzzolenti? Negativo, le lasciamo ai baluba quelle robe lì, si va mica in Africa per patire, noi. Patiamo già abbastanza in Italia, con le tasse, gli scioperi. Noi si vive in prima classe. In elicottero da Malindi ci abbiamo messo meno che andare a Lugano: diritti sul massiccio, taaac, una pescatina, trote grosse così e ritorno, si fa prima a dirlo che a farlo e see you later, Monte Kenya! Il sole non era ancora tramontato che le trote già le mangiavamo in carpione a bordo piscina, libidine. Uè, pensa che ce le siamo cucinate da soli, io, il Nando e la Prissy, ché non ci fidavamo dello schiavetto. Gli abbiamo detto: sei bravo, Kunta Kinte, ma la cucina italiana lasciala agli italiani, te capì?”
Estratto dal libro “Point Lenana”, Wu Ming 4 e Roberto Santachiara
Logo ufficiale dell’Anno Internazionale del Turismo Sostenibile – via http://www.tourism4development2017.org
L’anno 2017 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite come l’Anno Internazionale del Turismo Sostenibile. La risoluzione, adottata il 7 dicembre 2017, riconosce l’“importanza del turismo internazionale, e in particolare la designazione di un Anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo, nel promuovere il tema fra il maggior numero di persone possibile, nel diffondere consapevolezza della grande patrimonio delle varie civiltà e nel portare al riguardo un miglior apprezzamento di valori intrinsechi delle diverse culture, contribuendo così al rafforzamento della pace nel mondo”.
Questo riconoscimento è il giusto prosieguo (anche se con netto ritardo) di quanto stabilito alla Conferenza sullo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite Rio+20 (di cui abbiamo già ampiamente discusso) e, prima ancora, nel Summit di Rio del 1992, che sottolineava come il “turismo ben progettato e ben gestito” possa contribuire alle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, alla creazione di posti di lavoro e al commercio.
I Sustainable Development Goals – via news.gtp.gr
Nello specifico, i goal, gli obiettivi che interessano il Turismo Sostenibile sono 3:
– Goal 8, ovvero quello di promuovere un’economia sostenibile ed inclusiva, occupazione piena e produttiva e lavoro dignitoso per tutti;
– Goal 12, assicurare modelli di produzione e consumo che possano definirsi sostenibili;
– Goal 14, conservazione e uso sostenibile degli oceani, dei mari e delle risorse marine per lo sviluppo sostenibile.
Se ci riflettete questi tre goal, anche se sembrano in apparenza disgiunti l’uno dall’altro, sono invece estremamente interconessi. Parole d’ordine: dignità e rispetto. E’ necessario capire che le risorse locali che abbiamo a disposizione, sia nel nostro luogo di residenza sia in quello di vacanza e svago, sono la vera ed unica chiave di volta necessaria per fare in modo tale che l’economia del paese in questione sia fondata sui sani principi del dignità umana e del rispetto dell’ambiente circostante.
Nonostante l’impegno profuso dalle organizzazioni internazionali e locali per sensibilizzare le persone sulla necessità di una vita più sostenibile, in molti hanno iniziato ad usare questo termine senza particolare criterio, soprattutto nel settore alimentare. Ormai il termine sostenibile viene piazzato malamente dopo qualsiasi parola, nel tentativo di far passare concetti di per sé poco appetitosi come buoni, green e che “fanno bene”.
Ammesso ma non concesso che sì, i prodotti in questione siano buoni, biologici o che facciano bene, non è comunque automatico che siano davvero efficaci a creare un contesto sostenibile. Sono stati prodotti in loco o sono stati trasportati per chilometri con camion o treni? Le condizioni di lavoro erano dignitose o degradanti? Gli ingredienti rispettavano la tabella delle stagioni o sono stati coltivati/allevati con la forza e contro natura? Potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui: sono sicura che ormai il concetto sia passato.
Ma cosa possiamo fare davvero per iniziare ad essere più sostenibili nel turismo?
– Per prima cosa, imparate a lasciarvi andare. Quando viaggiate, aprite gli occhi, le orecchie, la bocca e le braccia al territorio che vi ospita. Mangiate locale, comprate locale, provate a parlare locale (oltre alle risate, la gente apprezza davvero lo sforzo che si fa per imparare anche solo un saluto del posto): immergetevi al 200% nel posto in cui siete, rispettate gli orari e le tradizioni, senza troppo sforzo per capire perché una cosa è così: è consentito essere diversi, è questo il bello.
– Viaggiate pesanti! Sono impazzita? No, assolutamente: fatelo pesare quello zaino! Camminare, oltre ad essere una terapia ormai globalmente riconosciuta contro tantissimi problemi, è un atto di ribellione: si viaggia carichi ma liberi da orari, da trasporti puzzolenti e stipati, da percorsi prefissati, sempre uguali. A piedi o in bicicletta: questo è il vero viaggiare green. Potete portarmi tutte le statistiche che volete sugli aerei che trasportano tanta gente, si muovono veloci ecc…ma vi assicuro che niente batte un paio di scarponi sfatti, in materia di sostenibilità.
Pronti per le prossime vacanze?
Giulia alle prese con una vacanza sostenibile a Montisola