A cura di Laura Cicirata
In un’aula gremita di giovani (e meno giovani) studenti dell’Università Statale di Milano, Davide Grasso è stato chiamato a raccontare la sua esperienza in Siria, nelle brigate curde del YPG per combattere l’Isis, e la rivoluzione che sta avvenendo in Rojava.
Davide ha preso parola e per prima cosa ha lamentato la mancata autorizzazione dell’incontro da parte dell’Università, la quale ha negato la disponibilità delle aule. Questo divieto è stato violato dagli organizzatori dell’evento e la decisione, fortunatamente, ha dato i suoi frutti. Circa duecento persone si sono presentate per ascoltare le parole di un giovane che ha deciso di mettersi in gioco in prima linea, scegliendo poi di tornare e raccontare ciò che ha vissuto, imparato e visto, proprio nel luogo che dovrebbe essere il cuore della formazione e del dialogo giovanile: l’Università.
Dopo una breve introduzione, Davide ha descritto l’origine della guerra in Siria, il suo sviluppo, l’avanzata e il successivo arresto dello Stato Islamico in quei territori, l’organizzazione militare curda che quotidianamente, senza riflettori e telecamere, combatte incessantemente sotto il fuoco nemico, liberando le città conquistate dall’Isis e creando istituzioni embrionali che possano costruire una futura società equa e stabile.
La scelta di arruolarsi nelle YPG, racconta, è nata dopo un viaggio in Turchia, durante il quale ha avuto modo di visitare un campo di profughi siriani di cui ha ascoltato le storie, le descrizioni delle brutalità commesse dai militanti dell’Isis, le dure imposizioni, la violenza gratuita seguita alla conquista delle città in cui vivevano e che ora sono per lo più distrutte.
Tornato a casa ha deciso di partire per arruolarsi e dare il suo contributo alla causa curda anti Isis. Ha viaggiato per diversi mesi attraverso Palestina, Iraq e Siria, incontrando esponenti della società civile, attivisti politici e comuni cittadini che lottano quotidianamente per la libertà contro la violenza dei miliziani dello Stato Islamico. Buona parte della sua esperienza militante l’ha trascorsa combattendo nell’estremo nord-est siriano come volontario al fianco delle truppe del YPG, l’Unità di Protezione Popolare stanziata nella regione autonoma a maggioranza curda del Rojava.
Dalla roccaforte di Qamișlo, città assediata dalle incursioni dell’Isis, dai bombardamenti dei lealisti di Assad e dai colpi di mortaio dell’esercito turco, Davide ha incontrato gli artefici della liberazione di Kobane e condiviso il desiderio di pace e democrazia che accomuna popoli diversi per storia, religione e tradizioni: curdi, arabi, assiri e armeni cristiani, turcomanni.
Le vittorie delle Forze Siriane Democratiche e delle Ypg-Ypj tra il 2015 e il 2016 hanno imposto il protagonismo di un attore nuovo e di una diversa critica al sistema Sykes-Picot.
In molti, in Siria, si rifiutano di identificare il bisogno di liberazione dal regime militare con una politica fondata sul riferimento coranico. Agire all’interno di una rivoluzione significa restituire forza a coloro che non ne hanno e, se l’avessero, potrebbero mutare le sorti degli eventi politici. Questo è ciò che sta facendo la rivoluzione confederale. Essa può sconfiggere tanto lo stato islamico quanto affrontare le prepotenze salafite nella regione, e può indicare un orizzonte di pace e trasformazione per lo scenario siriano. La rivoluzione confederale contiene la fondamentale rivoluzione curda, ma anche il riscatto delle forze arabe e assire interessate a un processo nuovo, e offre possibilità di partecipazione politica dal basso a tutti i siriani che si sentono oppressi o traditi tanto dal regime quanto dalla rivoluzione islamica.
Davide Grasso nel deserto siriano – via web
Il più grande elemento di forza della rivoluzione confederale è l’impatto sociale. Ovunque le forze confederali preparino una battaglia, costituiscono in anticipo i consigli locali e le istituzioni popolari, clandestine o in esilio, in grado di far succedere immediatamente, alla conquista da parte delle armi, il processo rivoluzionario reale. L’esautorazione delle corti della sharia o delle istituzioni del regime è immediatamente seguita dall’attivazione di comuni, congressi popolari e congressi delle donne che avviino il cambiamento concreto della realtà, che è quello che la gente vuole. Le forze del Tev Dem (Movimento per la Società Democratica) e delle Ypg-Ypj sono per questo le uniche in Siria in grado di possedere un programma autonomo, e di scontrarsi, se necessario, con chiunque tenti di fermare questa concreta trasformazione.
Non di seconda importanza è la presenza all’interno delle truppe di numerose donne al comando delle brigate a conferma di una nuova visione societaria, che si contrappone alla volontà paternalista e maschilista dello Stato islamico. Combattono fianco a fianco nelle Forze Siriane Democratiche tutti i battaglioni politicamente più laici che facevano parte di quello che era l’Esercito Libero Siriano, che oggi non esiste più.
In un’intervista rilasciata ad un quotidiano on-line, Davide afferma che:
“E’ importante che la gente sappia che da quando la situazione in Siria è degenerata, sono nate due diverse rivoluzioni, che hanno messo in discussione il governo di Bashar Al Assad. La prima è una rivoluzione teocratica, che vuole sostituire la Repubblica Araba Siriana con uno stato islamico, basato esclusivamente sulla legge coranica, la Sharia. Questa rivoluzione oscura è una rivoluzione che va combattuta, quanto se non più il regime perché, sebbene il sistema dello stato siriano non sia accettabile, questo non vuol dire che possa esistere qualcosa che è ancora peggio di questo sistema, ovvero la regressione della Siria tredici secoli più indietro, dove i gruppi salafiti vogliono riportarla. La seconda è una rivoluzione confederale, che vuole una federazione tra tutte le comunità che esistono in Siria, linguistiche e religiose, basata su un’ottica radicalmente democratica, di sovranità popolare. Io ho deciso di spendermi in questa rivoluzione, soprattutto perché è la rivoluzione che ha combattuto in maniera più efficace l’IS, indebolendolo politicamente e militarmente. Si tratta di due rivoluzioni completamente opposte: una, la Rivoluzione confederale della Siria del Nord, oltre ad essere ottima, può essere un esempio per la nostra società; l’atra, la rivoluzione teocratica, che rappresenterebbe una regressione terribile”.
Davide Grasso – via web
Rientrato in Italia lo scorso ottobre, il reduce dall’inferno siriano è impegnato in un tour della Penisola per raccontare l’entusiasmo della resistenza anti Isis e per denunciare il muro di indifferenza nei confronti delle popolazioni martoriate dal conflitto dei governi europei e dagli organi di stampa istituzionali. Per tale motivo, creare luoghi di incontro e confronto che siano in grado di porre attenzione a ciò che i media nazionali e internazionali non dicono diventa di fondamentale importanza per poter conoscere situazioni di conflitto geograficamente lontane ma umanamente vicine.