A cura di Stefano Remuzzi
Qualche giorno fa sono andati in onda due servizi sul programma “Le Iene”, fonte di informazione discutibile ma seguita da molti, me compreso. Un primo servizio era sull’uccisione da parte di alcuni giovani (passatemi il termine, deficienti) di un cane, per puro svago e divertimento. L’altro servizio invece era sulle indagini che Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International e Il Fatto Quotidiano si sono rese disponibili a svolgere, sulla vendita di armi e accordi che il nostro Stato sta facendo con uno dei paesi incriminato di non rispettare alcuni punti delle convenzioni sui diritti umani.
Da mesi i bombardamenti della Lega Araba, tra cui lo stato più attivo è appunto l’Arabia Saudita, stanno colpendo senza sosta obiettivi civili in Yemen per cercare di destabilizzare il governo attuale e reinsediare il governo sunnita amico all’Arabia Saudita. L’obbiettivo principale Saudita è quello di eliminare gli huthi. Ma chi sono questi huthi? Gli huthi, conosciuti anche come Ansar Allah (Partigiani di Dio), sono sciiti e appartengono alla comunità yemenita degli zaydi, che rappresenta almeno il 30% della popolazione. Gli zaydi hanno controllato il Nord dello Yemen per circa mille anni fino a quando nel 1962, in seguito a un colpo di Stato, hanno perso il loro potere. Da quando il conflitto è iniziato l’Ong OXFAM conta circa 3.980 vittime civili e 6.900 feriti.
Ma in tutto questo cosa c’entra l’Italia e cosa c’entrano soprattutto le Iene?
Ebbene circa un anno fa l’Italia faceva partire un carico di bombe destinate all’Arabia Saudita da Cagliari, e partendo da questo episodio la procura di Brescia ha aperto un fascicolo sull’ipotesi di violazione della legge 185/90 in materia di norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento, che vieta l’esportazione e il transito di armamenti verso i Paesi in conflitto armato. Nei giorni di apertura del fascicolo, casualmente, il Ministro della Difesa Pinotti si trovava proprio in Arabia Saudita.
Ora, i dati economici italiani rispetto alla crisi sono sempre allarmanti, ma l’export bellico italiano è in forte crescita (+197.4% nel 2015). Come se non bastasse, alcuni programmi sottoposti al Parlamento dal Ministro Pinotti prevedono un primo acquisto di 50 carri armati che punta ad arrivare all’ottenimento di 136-150 unità e l’acquisto di 3 prototipi di elicotteri dotati di missili, razzi e cannoni.
Il servizio delle Iene ha messo in luce alcuni di questi punti.
Ebbene come spesso accade dopo eventi e servizi del genere i social network e gli altri mezzi di informazione e comunicazione si scatenano, solitamente riportando la notizia in modo che tutti possano sapere quello che sta succedendo nel nostro Paese e nel mondo. Mi è subito saltato all’occhio che le condivisioni e le notizie relative alla bieca azione, certamente condannabile, dei ragazzi che per puro divertimento hanno ucciso un cane, sono state di gran lunga maggiori di quelle relative al documentario sulla probabile vendita di armi al governo saudita, armi che hanno lasciato senza vita quasi 4.000 persone
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L’indignazione e lo sdegno dell’opinione pubblica per la morte di un cane sembrano essere maggiori di quelle per la morte di yemeniti che vivono a più di 3000 chilometri dalle nostre case. La cosa mi ha stupito ma fino ad un certo punto.
Ho la costante sensazione di vivere in un mondo in cui la vita umana ha perso e perde sensibilmente il suo valore di vita in senso stretto; in un mondo dove gli interessi e le preoccupazioni arrivano fino all’uscio di casa e poi svaniscano e scompaiono nella fitta nebbia dell’indifferenza, e non mi riferisco all’attenzione o alla preoccupazione solo per i morti yemeniti, ma anche alla vita e alle problematiche del nostro vicino di casa o del nostro compagno di scuola; in un mondo dove egoismo e interessi personali la fanno da padrone e dove il sentimento di comunità ha lasciato il posto al singolo.
Ho voluto portare questo esempio perché lo considero emblematico rispetto alla direzione che stanno assumendo le nostre società e che necessita, per il nostro futuro e per quello dei nostri figli, di un cambio di direzione repentino e drastico.
Io chiedo: “quando sarà, che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare…e il vento si poserà…“