A cura di Carlo Riva
Questa strana parola, di origine inglese può essere facilmente tradotta in finanziamento collettivo, una sorta di (passatemi il termine) colletta digitale. Difatti, crowd significa folla e funding finanziamento, fondi. L’idea è: cercare i fondi per un progetto da un gruppo di investitori. Esiste da una decina di anni e si ispira al crowdsourcing, ovvero lo sviluppo di un prodotto fatto in comune.
Per un’idea più precisa riporto la definizione dettata dalla Commissione Nazionale Per le Società e la Borsa (CONSOB): “Con crowdfunding si indicano quelle attività che hanno lo scopo di agevolare il finanziamento di progetti da parte di una massa di investitori attraverso dazioni di denaro effettuate via internet…”. Per saperne di più >>>
Come si può intuire, il luogo di raccolta fondi è virtuale: piattaforme digitali, siti web che raggruppano centinaia o migliaia di proposte. Le persone interessate a finanziare un progetto sono tenute ad informarsi, leggere in cosa consiste l’idea e, se particolarmente colpiti dalla genialità, versare una quota e partecipare alla sua realizzazione.
Il principio è piuttosto semplice: viene fissata una cifra da raccogliere e un tempo limite per farlo.
Generalmente, le piattaforme più diffuse seguono la filosofia del tutto o niente. Significa che se la cifra non viene raggiunta per intero, all’utente che si è offerto di mettere soldi non viene addebitato nulle e l’ideatore del progetto non prende nemmeno un centesimo. Alcune piattaforme accettano anche un finanziamento parziale, che versano al propositore, il quale può decidere di farsi bastare i soldi raccolti o restituire i soldi ai finanziatori. In ogni caso, le piattaforme di crowdfunding trattengono per il loro servizio una piccola percentuale, di solito pari al 5%. Qualsiasi tipo di organizzazione può lanciare una campagna di crowdfunding: start-up, organizzazioni no profit, artisti e piccole/medie imprese. Per saperne di più >>>
Siccome difficilmente nessuno fa niente per nulla, la domanda sorge abbastanza spontanea: che cosa ne guadagna il donatore? Il vantaggio varia a seconda della cifra versata. Può trattarsi delle semplice opportunità di vedere il proprio nome scritto tra i finanziatori, di ricevere un gadget come ricordo o il prodotto stesso in anticipo rispetto all’immissione sul mercato.
Le categorie dei progetti sono molto varie ed originali (arte, musica, teatro, film, ecc…) e le piattaforme più note sono:
– Kickstarter: più di 10 milioni di persone nel mondo hanno sostenuto un progetto Kicksterter;
– Indiegogo: ha sostenuto più di 600 000 progetti;
– GoFundMe: con più di 2 miliardi di dollari raccolti;
– Crowdrise: è presentata come la piattaforma di raccolta fondi più grande e con la più rapida crescita al mondo dedicata esclusivamente alla beneficenza;
– BookaBook: presentata dal Corriere della Sera come: “Partecipare collettivamente alla pubblicazione digitale di un romanzo, un racconto, un saggio. Da oggi è possibile grazie a Bookabook, la prima piattaforma italiana di crowdfunding dedicata interamente al libro”;
– Micro credit Artistique: riguarda solo progetti di arte contemporanea;
– Musicraiser: rivolto alla musica.
Sicuramente, navigando in rete si trovano molti, molti altri piattaforme e progetti, più o meno, interessanti. Non resta che trovare benefattori consapevoli che si uniscano alla raccolta fondi per valorizzare differenti progetti ed idee.
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