In questo ultimo anno abbiamo spesso sentito parlare di Islam e di terrorismo. Spesso ne abbiamo sentito parlare in televisione e ciò che resta sono più che altro i luoghi comuni e la paura del diverso, paura di ciò che facciamo fatica a conoscere e a riconoscere come uomo, ma diventa un numero, racchiuso in una categoria a cui non vogliamo avvicinarci. Purtroppo i fatti di Parigi e soprattutto il rumore mediatico che questi hanno trascinato dietro loro, hanno certamente aumentato la paura nelle persone e in alcuni casi l’odio verso un popolo e una religione che sentiamo sempre più vicina ai nostri confini.
Ormai un anno fa sono tornato da un viaggio di 4 mesi in Giordania dove ho svolto un’attività lavorativa nell’ambito del microcredito. Ho avuto la fortuna di conoscere molte persone con storie di vita e culture diversa dalla nostra; di ascoltare visioni del mondo opposte rispetto a quelle che siamo abituati a sentire noi; di gustare sapori nuovi in un cibo straordinario; di svegliarmi di notte durante il mese del Ramadan e restare affascinato dalla fede incrollabile di donne, uomini e bambini che, ad orari per noi impossibili, si svegliano per recarsi nella moschea più vicina a casa; ho lavorato con donne arabe e musulmane che, con profondo orgoglio e riservatezza, mi facevano capire quanto amore nei confronti di Dio avessero e di quanta pace chiedessero per i loro paesi, da sempre tormentati da guerra e disperazione; di confrontarmi con una lingua aspra e dura, ma morbida e accogliente nello stesso istante, come lo sono le persone che ho incontrato durante la mia, seppur breve, ma intensissima esperienza; di partecipare a casa di un amico all’Iftar, la rottura del digiuno tramontato il sole nel mese del Ramadan, e osservare con stupore come il rispetto per il cibo sia insito all’interno della loro cultura.
Dovunque mi recassi, per strada, nei souk, nei luoghi di villeggiatura più famosi, l’accoglienza era straordinaria, Ho potuto riposarmi all’interno di una moschea dopo una lunga camminata su e giù per le colline di Amman sentendomi a casa, senza essere guardato male da nessuno, ma solo accolto da sobri Salam Aleikum, la pace sia con te. Bere tè e chiacchierare fino alle 4 del mattino con un signore a Gerusalemme, profondo conoscitore e amante del nostro paese; conosceva i più piccoli villaggi del Nord Italia e della Svizzera per via del suo lavoro, faceva il camionista, ora è tornato in Palestina e ha aperto un ostello a Gerusalemme. Non sono un esperto di Islam e di storia, ma credo che chiunque possa essere d’accordo con me che quello appena scritto non si tratti di terrorismo o di fondamentalismo. Credo che il dovere di ogni persona sia quello di accogliere, di aiutare ma soprattutto di comprendere e di conoscere ciò che è diverso da noi, ciò che ci separa, ciò che ci distingue e ciò che ci accomuna, cercando di vivere i confini, non solo territoriali ma soprattutto culturali, come luoghi di incontro e non di scontro; come zone di scambio e di ricchezze e non come muri da ergere. Vivere la diversità come ricchezza e come valore, coglierne le sfumature più profonde per diventare finalmente Cittadini del mondo.
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Buona lettura da tutto lo Staff di Leggerò Leggero
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