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Appunti di Cooperazione Internazionale

Panoramica sul Microcredito in Italia

A cura di Carlo Riva

Come si è potuto capire dagli scorsi articoli (17 aprile e 25 settembre 2015) la funzione principale della microfinanza riguarda l’accompagnamento alla crescita e all’inclusione sociale attraverso strumenti finanziari pensati ad hoc per soggetti esclusi dal sistema finanziario tradizionale. All’interno di questi strumenti troviamo il MICROCREDITO. In Italia, il microcredito ha seguito due filoni: al sociale e all’impresa. Con microcredito sociale ci si riferisce ai prodotti e ai servizi utili per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Questo intervento si prefigge di raggiungere due obbiettivi:

  • offrire soluzioni concrete a persone e famiglie che si trovano in una situazione di temporanea difficoltà economica attraverso la concessione di un piccolo prestito;
  • diffondere la cultura della responsabilizzazione passando, laddove possibile, dalla logica di contributo a fondo perduto al concetto di prestito.

Non si tratta di un sostegno finanziario temporaneo alla persona, ma di un investimento che porta a un sensibile miglioramento della sua condizione sociale ed economica e aiuta a prevenire futuri squilibri finanziari. Il finanziamento, solitamente, è inferiore a 5000 euro. Il microcredito sociale può costituire un primo passo per il successivo ricorso al microcredito d’impresa, o semplicemente al credito ordinario. In altre parole, superata la fase temporanea di difficoltà economica e/o finanziaria, la persona che beneficia di un prestito potrebbe essere in condizioni di esprimere e mettere in atto un progetto professionale e di vita che generi reddito. Per saperne di più >>>
Il secondo filone, ovvero il microcredito d’impresa, si riferisce ai prodotti e servizi utili a favorire lo sviluppo delle capacità auto imprenditoriali delle persone con lo scopo di creare meccanismi virtuosi che permettano ai micro imprenditori di generare reddito e diventare economicamente autonomi. Perché tale obiettivo si realizzi e si riesca a ottenere un reale impatto sul territorio e sulle persone è necessario adottare un processo selettivo per verificare l’attendibilità professionale dei richiedenti, la validità e la coerenza tecnica, economica e finanziaria del progetto per il quale è stato richiesto il finanziamento. Si finanziano imprese che operano in determinati settori: sociale e solidarietà, ambientale ed ecologico, commercio equo e solidale, produzioni naturali e biologiche, culturale e informazione, autogestione ed altri settori affini. Si cerca di finanziare gli impieghi verso il settore non profit, ovvero cooperative e associazioni, tenendo sempre un occhio di riguardo nei confronti delle altre forme societarie e verso soggetti particolarmente bisognosi. Facciamo due esempi, presi da situazioni affrontate durante il mio tirocinio, per chiarire meglio:

  • Una persona che sfortunatamente ha perso la capacità di lavorare a seguito di un infortunio sul lavoro ha richiesto il microcredito sociale per poter pagare le spese mediche e per superare il periodo di mancanza del reddito intercorrente tra il momento dell’ incidente ed il riconoscimento dei corrispettivi conseguenti dell’ invalidità.
  • Un’impresa che operano nei settori precedentemente elencati, può richiedere il microcredito d’impresa per affrontare le numerose difficoltà legate alla vita dell’impresa.

Questa classificazione non si applica a livello europeo perché l’Unione Europea riconosce l’esistenza del solo microcredito all’impresa. In Italia, invece, è prevalsa maggiormente l’erogazione del microcredito sociale. Per saperne di più >>>

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Questa voce è stata pubblicata il 18 dicembre 2015 da in Finanza Etica con tag , , , .
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