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Appunti di Cooperazione Internazionale

Padiglioni ed esposizioni, EXPO è anche altro…

A cura di Stefano Remuzzi

Dal primo maggio al 31 ottobre si tiene a Milano “EXPO 2015: Nutrire il pianeta, energia per la vita”  il cui tema principale è il cibo, la sostenibilità ma soprattutto il diritto al cibo.

Expo è una manifestazione che vede coinvolti 144 paesi, 20 milioni di visitatori previsti di cui il 30% stranieri, 1,1 milioni di metri quadrati di spazi espositivi, 3 organizzazioni internazionali, Nazioni Unite, Unione Europea e CERN, 13 organizzazioni della società civile protagoniste dell’organizzazione della fiera, 3 padiglioni corporate dove alcune aziende presentano idee innovative legate al tema, più di 2000 eventi tra dibattiti mondiali, convegni e riunioni politiche, eventi culturali e gastronomici.

I quattro filoni tematici sono particolarmente chiarificanti rispetto alla dimensione etica di EXPO; lotta alla fame, sostenibilità, salute, cibo come strumento di pace ed espressione culturale. Detto ciò ci risulta facile capire quante e quali siano le profonde questioni etiche che implica EXPO 2015, sia a livello globale che a livello personale.

Secondo il Rapporto FAO 2014 nel mondo 842 milioni di persone sono denutrite e oltre 2 milioni di bambini muoiono ogni anno per mancanza di cibo. Il diritto al cibo, in termini di quantità e qualità, e il diritto a vivere liberi dalla fame, sebbene affermati sia dalla Dichiarazione universale dei diritti umani (1948, art. 25) sia dalla Dichiarazione del Millennio (2000), non sono ancora goduti da tutta l’umanità, malgrado gli sforzi compiuti negli ultimi vent’anni abbiano portato a una diminuzione del numero di indigenti e di persone che nel mondo soffrono la fame. Per saperne di più >>>

A fronte di questo dramma, si registra il paradosso della diffusione di conseguenze legate a rapporti distorti con il cibo (bulimia e anoressia), ma soprattutto l’eccessiva e disordinata alimentazione che porta all’obesità.

Secondo i dati diffusi dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel marzo 2014, a livello mondiale l’obesità è raddoppiata: ci sono oggi 1,4 miliardi di adulti in sovrappeso e 500 milioni di obesi; il 65% della popolazione mondiale vive in Paesi dove le conseguenze dell’eccesso di cibo fanno più vittime della malnutrizione.

In occidente si spendono più soldi per l’acquisto e le cure in campo dietetico di quanto si spende per i programmi di aiuto per dar da mangiare ai paesi del terzo mondo. L’assunzione eccessiva di cibo genera un gran numero di patologie (disturbi cardiovascolari, ischemie, diabete, ecc.). Se la malnutrizione è imposta, l’obesità per sovralimentazione è indotta da un sistema distorto di consumo e di pubblicità: oggi circa 900 milioni di persone soffrono di malnutrizione, dall’altra parte, secondo l’OMS, circa il 35% della popolazione mondiale è in sovrappeso e l’11% soffre di obesità. Per saperne di più >>>

A tutte queste problematiche non va assolutamente dimenticata quella legata agli sprechi alimentari presenti nei paesi occidentali. La FAO, nel rapporto del 2014 ha stimato che a livello mondiale lo spreco alimentare sarebbe pari a 1,3 miliardi di tonnellate all’anno, circa un terzo della produzione totale di cibo destinato al consumo umano. Per saperne di più >>>

Le cause sono molteplici e vanno dai fattori climatici e ambientali che possono portare alla rovina di un raccolto, agli standard estetici e qualitativi che spesso conducono all’eliminazione di quei prodotti che non rispecchiano canoni specifici dal momento che spesso il cibo viene valutato per l’aspetto e non per le sue reali caratteristiche nutrizionali; dalle leggi di mercato che determinano la maggiore o minore convenienza nella raccolta di un prodotto ai comportamenti dei consumatori, che spesso gettano cibi perfettamente commestibili.

Si stima che, in termini monetari, la perdita e lo spreco globale di cibo ammontino a 1000 miliardi di dollari americani. Il fatto che il cibo sia diventato relativamente poco costoso per la maggior parte della popolazione dei Paesi sviluppati e che al suo acquisto sia destinata una bassa percentuale del reddito familiare, fa sì che i consumatori non percepiscano la convenienza di evitare gli sprechi. Al contrario vi è un interesse commerciale a non scoraggiare lo spreco, poiché esso permette di aumentare i consumi e quindi di far “girare” l’economia, favorendo così la distorsione del sistema alimentare.

Come ogni prodotto sul mercato, oggi il cibo è giudicato per il suo prezzo e non per il suo valore. Ogni cibo è in realtà portatore di un valore culturale, di una storia che è quella del luogo da cui proviene, di chi lo ha lavorato, ed è espressione della varietà della natura. Sempre di più in una società multietnica come la nostra i diversi alimenti, le abitudini alimentari e i sapori celano patrimoni culturali difficilmente omologabili, perché rimandano ai legami con la propria terra e a valori quali la condivisione, la convivialità e l’ospitalità. Recuperare il valore del cibo significa considerarlo non solo dal punto di vista economico e significherebbe smetterla di trattarlo come una fra le tante materie prime su cui lanciare spregiudicate speculazioni finanziarie. Per saperne di più >>>

Oltre ad essere sostanza per la vita il cibo diventa simbolo di vita, diventa società, lavoro, comunità ed educazione. È attraverso il cibo che il bambino conosce per la prima volta il mondo e nell’aprire la bocca egli firma il suo corpo con questa indelebile legge della vita e si fa alimento dell’essere che lo abita. Il cibo non esiste senza lavoro, è sempre un fatto sociale: coinvolge mani, bocca, lingua, cervello. Ogni pranzo è festa, ne svolge e sintetizza tutte le dinamiche. In ogni religione il cibo è una componente fondamentale che crea il vero passaggio di connessione con la vita. Ed infine il cibo è educazione; Il cibo e l’azione del nutrire sono per l’uomo uno spazio di educazione che è senza paragone, vista la forza e l’universalità delle dinamiche simboliche attivabili ed accese. Non c’è cultura che non abbia elaborato riti, simboli, racconti, calendari e regole al riguardo.

L’appuntamento del 2015 non sarà un punto di arrivo, ma di passaggio grazie al quale acquisire maggiore consapevolezza anche sui paradossi che si celano nel nostro rapporto con il cibo, auspicando un cambiamento delle nostre pratiche e nuove politiche per la promozione del cibo come bene comune universale.

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Questa voce è stata pubblicata il 31 luglio 2015 da in Diritto-Diritti con tag , , .
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