A cura di Marco Brignoli
Il fenomeno dell’occupazione è una pratica sicuramente controversa. Riguardo agli atti di riappropriazione degli spazi urbani esistono parecchi luoghi comuni, spesso inventati, per non dire veicolati. È il caso, quindi, di dare alcune delucidazioni rispetto all’argomento. Con il presente articolo vorrei produrre alcune riflessioni di carattere generale, per poi entrare più nello specifico prossimamente.
Dal punto di vista teorico, da una parte esiste il diritto alla casa che garantisce a ogni individuo la possibilità di avere un’abitazione, necessità fondamentale per il raggiungimento dello sviluppo della persona umana, dall’altra esiste il diritto di proprietà, che garantisce al proprietario di godere e disporre delle proprie cose in modo pieno ed esclusivo nei limiti posti dalla legge.
I diritti sociali, in genere, comportano un grande costo in termini d’attuazione. Non differente è il diritto all’abitare, il quale nasce e si trasforma nel corso delle società moderne in una trama sempre più fitta di leggi. Leggi che sono previsioni di un’autorità pubblica, leggi che partono dall’alto per entrare in profondità in quelli che sono i rapporti privati dei cittadini. Vivere in assenza di un alloggio può incidere direttamente sul rispetto dei diritti umani così come sanciti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
Quest’ultima specifica che al fine di lottare contro l’esclusione sociale e la povertà, l’Unione riconosce e rispetta il diritto all’assistenza sociale e all’assistenza abitativa volte a garantire un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti. Laddove le politiche in materia d’abitazione non sono sufficienti a garantire a tutti gli individui il diritto alla casa, nascono come una risposta effettiva e immediata le pratiche di riappropriazione degli spazi urbani, anche dette occupazioni o squat.
Basti vedere il numero impressionante di persone senza una dimora per renderci conto che il diritto alla casa è ben lontano dall’essere effettivo. Il fenomeno dell’occupazione, dal 2000 in poi, sta attraversando una fase molto concitata in quanto a repressioni e leggi restrittive, in Italia come in tutta Europa. La verità è che decine di migliaia di alloggi, pubblici e privati, sono e resteranno vuoti. Varie associazioni tra cui l’associazione As.I.A (Associazione Inquilini e Abitanti) di Bergamo denunciano una situazione nella quale l’interesse di pochi è tutelato a discapito dei meno abbienti, poiché questi ultimi non sono tutelati rispetto al proprio diritto alla casa, non quanto lo sono i privilegi e il diritto di proprietà dei possidenti. Per saperne di più >>>
Le politiche di austerità adottate dal governo attuale e da quelli precedenti a esso, hanno gravato fortemente sulle capacità economiche delle fasce più deboli della popolazione. Non è certo una novità che indebolendo il sistema di welfare e della spesa pubblica a rimetterci siano i più poveri e i loro redditi. Una conseguenza è indubbiamente la crescente difficoltà da parte delle stesse famiglie a far fronte all’offerta abitativa di mercato e al costo dei canoni di locazione.
Le soluzioni offerte dallo stato per arginare il problema non garantiscono il diritto alla casa a tutte le persone che vivono in una situazione di disagio abitativo grave. Lo stato non riesce a coprire la domanda, in quanto, quest’ultima è più alta rispetto agli aiuti e alle assegnazioni messe a disposizione. Non è solo un problema di mancanza di risorse, infatti, le risorse sono maggiori rispetto a quelle realmente assegnate. Il motivo della non assegnazione è spesso collegato a una gestione imperfetta del patrimonio immobiliare. Questi casi comprendono la mancanza d’interventi di ristrutturazione, i quali possono far sì che case rimangano vuote per anni, alla svendita del patrimonio immobiliare, alle politiche di gentrification. Per saperne di più >>>
Il fenomeno dell’occupazione esiste ormai da un secolo, ma negli ultimi quindici anni la situazione si sta aggravando, laddove sempre più persone si vedono costrette a occupare in mancanza di alternative valide e di aiuti tempestivi volti alla risoluzione di situazioni di disagio abitativo. Il problema è più che mai d’attualità, controverso, e non si risolverà sicuramente stando fermi a guardare, bisogna farsi un’idea del fenomeno e prendere una posizione. Movimenti come Zuccotti Park negli Stati Uniti e gli Indignados a Madrid sono tra i primi che muovono critiche al capitalismo e aspirano a una società più egualitaria, votata alla redistribuzione della ricchezza e alla riappropriazione di quegli spazi speculativi, parassitari e senza nessuna utilità sociale che potrebbero benissimo essere donati a chi ne fa un uso generativo.
Pingback: Cos’è uno squat? | Leggerò Leggero