A cura di Davide Garlini
Riqualificare un’area difficoltosa di una determinata città attraverso l’arte e la cultura. A molti può sembrare pura utopia, una sorta di fantasia romantica destinata a scontrarsi e a crollare di fronte alle realtà quotidiane.
Numerose storie, italiane e non, dimostrano però che costanza e determinazione possono essere più forti del degrado. Una di queste storie è al 100% bergamasca e sta avendo luogo proprio in queste settimane in una via molto particolare della città: via Quarenghi, un contesto che ho imparato a conoscere avendovi portato avanti un progetto internazionale e che da allora mi sta molto a cuore. Per saperne di più >>>
Il principale artefice dell’iniziativa che vorrei raccontare è un amico, Dario Guerini, un residente storico della via, il quale da anni si batte per la riqualificazione di quella che è a tutti gli effetti una strada fondamentale della città. La storia di via Quarenghi è piuttosto nota nel contesto bergamasco. Si tratta di una via centralissima, dall’enorme potenziale sociale e urbano, caduta in degrado da vent’anni a questa parte a causa di un processo di immigrazione non controllato che ne ha provocato un generale impoverimento e un conseguente esodo dei residenti di vecchia data.
Dario, già assessore al Bilancio, è uno dei pochi che ha scelto di restare. Proprietario di alcuni spazi lungo la via, negli anni ha dimostrato grande tenacia rifiutando allettanti offerte straniere pur di riuscire, un giorno, a sfruttare tali aree in maniera coerente con i propri ideali e i propri sogni. Uno di questi sogni è diventato un progetto, ed è qui che l’arte e la cultura entrano in gioco. Al numero 50 di via Quarenghi è stata appena inaugurata Quarenghicinquanta, una mostra fotografica e un centro multimediale permanente, volto a collaborare con professionisti della fotografia, della musica, della poesia ma, soprattutto, ad attirare persone di ogni età ed estrazione sociale in una via da troppo tempo identificata con pericoli e criminalità e, di conseguenza, evitata.
L’ambiente di Quarenghicinquanta è dinamico e frizzante, fresco e aperto a diverse attività e forme di condivisione. Si potrà sottoscrivere un tessera annuale che darà diritto al libero accesso agli spazi libreria e wi-fi; ad incontri con autori, stampatori, editori e operatori dell’universo che ruota attorno alle immagini; ad acquisti con prezzi vantaggiosi; a sconti per corsi, workshop, riviste e libri; alla partecipazione a progetti, jam session fotografiche e visite di gruppo a mostre e fiere fotografiche.
Il progetto crescerà col tempo, sostenuto da altre realtà artistiche già presenti lungo la via, fra tutte The Blank, mantenendo quel dinamismo e quell’apertura mentale di cui la via ha bisogno, promuoverà incontri, scambi, corsi, proiezioni e concerti, il tutto senza scopo di lucro. Per saperne di più >>>
Nessuno vuole negare le difficoltà che via Quarenghi ha vissuto e continua a vivere. Al contrario, un’iniziativa di questo genere nasce proprio da una presa di coscienza della necessità di un’inversione di tendenza, del bisogno di dar modo al resto della cittadinanza di identificare la via con qualcosa di nuovo e di positivo. Via Quarenghi ha un potenziale che pochi comprendono, è la via più internazionale della città e, diversamente da altri contesti urbani toccati da una forte presenza straniera, non si trova in periferia, non è l’ultima fermata di una linea metropolitana che nessuno prende, non è un quartiere lasciato a sé stesso, una banlieu a venti chilometri dal centro o una favela da cui persino la polizia preferisce tenersi lontana. Non scherziamo e soprattutto non esageriamo! Si tratta piuttosto di una delle arterie chiave della città, essa non solo è in pieno centro ma collega la zona della stazione centrale al quartiere di via XX settembre (la zona dello shopping nel cuore di Bergamo). Iniziative volte a un migliore sfruttamento ed espressione di questo potenziale umano, sociale, artistico e urbano sono di conseguenza fondamentali.
Perbenismi a parte, i problemi che affliggono via Quarenghi non si combattono solamente con manette e manganelli. Alla base deve esserci un lavoro di altra natura, non esiste modo migliore per sanare un’area cittadina in degrado che metterla sotto i riflettori, invaderla di progetti positivi e persone altrettanto positive. Secondo Dario Guerini, persone di questo genere sono assai sovente gli artisti. Istrioni in possesso di quel coraggio e di quella brillantezza che permette loro di mettersi in discussione e accettare sfide che altri non riterrebbero meritevoli di alcuno sforzo. Questo briciolo di follia permette loro di alzare l’asticella di ciò che si ritiene possibile e imbarcarsi in iniziative che, come nel caso di Quarenghicinquanta, hanno una rilevanza che va ben oltre la produzione artistica.